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Taranto, Peacelink dopo i motivi della sentenza: «Un'irruzione di legalità»

 
Redazione online

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«Tragedia sfiorata all'Acciaieria 2 dell'ex Ilva di Taranto»

L'ex Ilva di Taranto

Dall'associazione il primo impulso dell'inchiesta della Procura

Mercoledì 30 Novembre 2022, 10:09

TARANTO - «L'intervento della Procura è stata una irruzione di legalità in un panorama scialbo e meschino in cui la gente perdeva fiducia nella legge fino a considerarla una pura forma. È la magistratura che ha saputo, fra i tre poteri, svolgere un ruolo fondamentale di controllo e di contrappeso alla mala-politica».

Lo sottolinea il presidente dell’associazione Peacelink, Alessandro Marescotti, commentando le motivazioni della sentenza di primo grado del processo «Ambiente svenduto» depositate ieri dalla Corte d’Assise di Taranto a distanza di 18 mesi dalla lettura del verdetto. Nel provvedimento, di circa 3.800 pagine, la gestione della fabbrica da parte dei Riva viene definita «disastrosa». Sono 26 le persone condannate tra dirigenti, manager e politici. Tra i reati contestati a vario titolo, l’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.

Marescotti rileva che la Corte d’Assise afferma inoltre che "il primo impulso per le indagini è partito da Peacelink» che presentò denunce sulle emissioni nocive dell’acciaieria. L'associazione è anche tra le mille parti civili del processo. «Le motivazioni della sentenza - aggiunge Marescotti - evidenziano il più punti il ruolo degli ambientalisti e dei cittadini attivi. Vengono sottolineati i contributi ad esempio di Fabio Matacchiera, i cui video, si legge, "costituiscono formidabile prova documentale delle emissioni di Ilva". Il processo Ilva è stato per Taranto una svolta storica: una boccata di ossigeno in una città inquinata dalle ciminiere». 

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