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Le madri di Taranto: «Basta col ricatto salute-lavoro»

 
Giacomo Rizzo

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Giacomo Rizzo

Le madri di Taranto: «Basta col ricatto salute-lavoro»

Valentina Giove, morta nel 2008 a 38 anni

Hanno perso i figli, uccisi dal tumore. E non smettono di protestare

Giovedì 17 Novembre 2022, 13:13

13:41

TARANTO - «Rendetevi conto che i soldi pubblici che vi sono arrivati per salvare quell’azienda non vi sono bastati. Non basteranno mai. Taranto e la sua provincia devono liberarsi dal mostro e ottenere giustizia per tutti coloro che non ci sono più, ai quali sono stati rubati la vita, i sogni e il diritto di vivere». È l’atto di accusa di chi convive con un dolore indicibile: Antonella Massaro, attivista e mamma di Miriam, una bimba di 5 anni e mezzo di Taranto morta nel febbraio del 2008 a causa di un neuroblastoma al quarto stadio, malattia che mette in relazione all’inquinamento dello stabilimento ex Ilva.

Uno sfogo per replicare alle dichiarazioni di Confindustria (nazionale, regionale e locale) a difesa della produzione dell’acciaieria. L’associazione degli industriali ha sostenuto, intervenendo dopo la decisione dell’azienda di mettere alla porta 145 ditte dell’indotto, che Acciaierie d’Italia è «una priorità per l’intera manifattura ed è strategico accelerare la piena difesa del ciclo integrale a caldo per l’Italia intera la sua bilancia commerciale».

«Avete scritto in faccia - scrive Antonella Massaro - la sconfitta di un piano economico aziendale che è ormai sotto gli occhi tutti. Un fallimento totale e spero irreversibile. Ma vi preoccupate solamente che si giunga al più presto ad una soluzione per il bene degli operai impiegati nell'indotto di quella azienda. Vi dimenate, vi battete il petto - insiste - e cercate in ogni dove la soluzione per le povere famiglie che rimarranno senza lavoro» ma «non vi è mai importato di offendere la memoria delle vittime di quell'impianto, dei cittadini che respirando i fumi tossici si sono ammalati e sono morti, dei cittadini che respirando i veleni di quell'azienda emette si ammaleranno e moriranno. Degli stessi operai Ilva o indotto, della loro sicurezza e della loro vita non vi è mai importato nulla».

La mamma della piccola Miriam, sempre in prima linea nelle manifestazioni anti-inquinamento, dice basta al «ricatto salute- lavoro. Basta con le bugie sulla produzione "green", come tanti hanno sbandierato: fallace e inapplicabile dall'inizio, il suo progetto. Dovete metterci una pietra sopra e girare pagina. Giustizia per Miriam e per tutti i bimbi di Taranto che chiedevano solo di esistere e di poter amare. Firmato: una mamma che spera di vedere il mostro morire di una morte “strategica”».

E un’altra madre, Maria Rosaria Alò, che nel 2008 ha perso la figlia Valentina di 38 anni sempre per un tumore che i genitori attribuiscono ai veleni della grande fabbrica, punta il dito contro coloro che «vogliono fare ritornare l’Ilva a far morire i nostri figli. Auguro loro il mio stesso tormento, le mie stesse lacrime che sono le stesse di tante mamme tarantine».

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