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Ex Ilva, da lunedì nello stabilimento siderurgico di Taranto sospese attività di 145 imprese appaltatrici. Melucci: «Fossi in Meloni caccerei ArcelorMittal»

 
Redazione online

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«Tragedia sfiorata all'Acciaieria 2 dell'ex Ilva di Taranto»

L'ex Ilva di Taranto

I sindacati: «Gesto gravissimo, a rischio centinaia di posti di lavoro». Melucci: continuano a infischiarsene della città e dell'Italia

Sabato 12 Novembre 2022, 14:49

17:52

TARANTO -  Acciaierie d’Italia ha reso noto alle organizzazioni sindacali che da lunedì prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto sono sospese le attività di 145 imprese appaltatrici. Lo riferiscono il segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D’Alò, e il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Taranto-Brindisi, Biagio Prisciano, aggiungendo che «la sospensione è a tempo indeterminato» e che «si tratta di un gesto gravissimo che mette a rischio centinaia di posti di lavoro. La ricaduta occupazionale sarà massiccia». 

«Se Acciaierie d’Italia e l'amministratore delegato Lucia Morselli - osservano i due sindacalisti - pensano di utilizzare questa situazione per premere sul governo e cercare di ottenere le risorse del miliardo di euro del Decreto Aiuti, hanno sbagliato i conti e vedranno l’opposizione del sindacato. E’ davvero singolare che questa stretta dell’azienda arrivi a poche ore dall’incontro che lunedì Fim, Fiom e Uilm avranno a Taranto con i parlamentari sulla situazione dell’ex Ilva».

Nella lettera inviata alle aziende dell’appalto, Acciaierie d’Italia parla di «sopraggiunte e superiori circostanze» che «inducono a comunicarvi, con particolare rammarico, la necessità di sospendere le attività oggetto degli ordini nella rispettiva interezza». La società sollecita le ditte dell’appalto a liberare i cantieri «entro lunedì 14 novembre», precisando «che, decorso tale termine, sarà inibito ogni accesso in stabilimento" "Confermiamo l’interesse alla prosecuzione delle attività e delle opere appaltate - spiega infine Acciaierie - e a tale riguardo sarà nostra cura comunicarvi ogni utile aggiornamento non appena possibile».

«Acciaierie d’Italia porta all’esasperazione il rapporto con le aziende dell’appalto, bloccandole e apre a Taranto un altro pesantissimo capitolo sul piano occupazionale. Non sono meno di 2.000 i lavoratori ai quali da lunedì sarà negato l’ingresso in fabbrica con disattivazione del badge. Unico scopo di Acciaierie d’Italia è quello di avere altro denaro». Lo dice il coordinatore provinciale di Usb, Francesco Rizzo, in relazione alla decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere da lunedì 145 ditte dell’appalto. «Riteniamo - aggiunge - che le risorse pubbliche non devono servire per pagare i debiti contratti da Acciaierie d’Italia, bensì per mettere in sicurezza la fabbrica e la comunità. Giusto, a nostro avviso, che ci sia un aumento della quota societaria dello Stato che lo farebbe diventare maggioritario rispetto al privato. Questo è quello che Usb chiede al Governo. La nostra organizzazione sindacale è decisamente preoccupata per le conseguenze di questo atteggiamento - conclude Rizzo - che va inevitabilmente a surriscaldare il clima, già caldo, all’interno dell’acciaieria tarantina».

LE PAROLE DI MELUCCI

«Fossi nel premier Giorgia Meloni farei quello che nessuno ha avuto sinora il coraggio di fare, caccerei subito ArcelorMittal a pedate, con la stessa eleganza con cui loro hanno trattato tutti i precedenti Governi della Repubblica dal 2017 ad oggi. Dopotutto, sono tempi straordinari, ogni potenza mondiale sta modificando le proprie strategie e priorità per garantire gli interessi nazionali». Usa parole dure il sindaco e presidente della Provincia di Taranto Rinaldo Melucci per commentare la sospensione dell’attività di 145 aziende dell’appalto comunicata da Acciaierie d’Italia alle organizzazioni sindacali. «A proposto dei provvedimenti odierni a carico dell’indotto di Taranto - aggiunge Melucci - ci diranno anche questa volta che è colpa della crisi, o che il Governo non ha mantenuto i propri impegni nell’ultimo DL Aiuti, o ancora che è il mercato e si ritengono liberi di fare come meglio ritengono, o peggio che le imprese ioniche non hanno i requisiti e non sono all’altezza». Invece, «la verità - attacca il sindaco di Taranto - è semplicemente che Acciaierie d’Italia, purtroppo ancora condotta da Arcelor Mittal, continua a infischiarsene di Taranto e dell’Italia, a dispetto del nome del sodalizio. Ormai la si potrebbe considerare alla stregua di una permanente estorsione di Stato, che manda all’aria qualunque consuetudine o regola delle accettabili relazioni industriali e internazionali. Mentre le regole morali l’ex Ilva le aveva già cestinate da un pezzo». Melucci annuncia che «il Comune e la Provincia di Taranto prenderanno in considerazione ogni iniziativa ordinamentale per la tutela della comunità ionica. Mi auguro che questa volta - conclude - la voce delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali del territorio si levi distinta ed inequivocabile nella medesima direzione»

LE REAZIONI

«Un’altra tegola colpisce il sistema produttivo di Taranto» e «mette a rischio centinaia di posti di lavoro e rende più debole un sistema già in grave difficoltà». Lo dichiara il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio (PD) commentando la decisione di Acciaierie d’Italia, comunicata alle organizzazioni sindacali, di sospendere i rapporti con 145 aziende dell’appalto a partire da lunedì 14 novembre. «Le aziende locali e le nostre maestranze - aggiunge Di Gregorio - hanno garantito il funzionamento di un complesso industriale obsoleto che ha bisogno di interventi urgenti e radicali. Le imprese e i lavoratori hanno sopportato ritardi di mesi, talvolta di anni, nel pagamento di prestazioni e forniture regolarmente erogate. Per questo, il provvedimento di Acciaierie d’Italia appare grave». La vicenda «è il chiaro segnale - conclude - di relazioni ormai azzerate tra l’azienda e la comunità che la ospita. Ma Taranto non può essere trattata così. L’intera questione dell’ex Ilva va urgentemente affrontata dal nuovo Governo». Per il consigliere regionale del Pd Michele Mazzarano «questo è il colpo mortale per aziende e lavoratori dell’appalto già gravemente feriti. L’altissimo numero di unità lavorative in ballo non può che far pensare ad un subdola ed inaccettabile forma di ricatto verso il Governo. Condivido pertanto la preoccupazione delle organizzazioni sindacali e auspico la creazione di un fronte comune tra politica e sindacato in difesa del lavoro e dell’intera comunità».

«Se la comunicazione giunta questa mattina da Acciaierie d’Italia alle parti sindacali fosse confermata, costituirebbe un atto gravissimo che metterebbe a rischio un intero settore economico e centinaia di lavoratori». Lo afferma il senatore Mario Turco, vicepresidente del Movimento 5 Stelle, in merito alla decisione dell’azienda di sospendere da lunedì prossimo nello stabilimento siderurgico di Taranto le attività di 145 imprese appaltatrici. «Proprio questa settimana - osserva Turco - il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento al Decreto Aiuti ter al fine di destinare il miliardo di euro stanziato dal governo Draghi, a tutela di ambiente, salute, lavoro e imprese dell’indotto. Proposta, purtroppo, bocciata dal governo Meloni e non sostenuta dall’opposizione da Azione, Italia Viva, Sinistra Italiana e Verdi». "Senza una precisa destinazione di queste ingenti risorse - insiste il senatore - si rischia l’ennesimo spreco di denaro pubblico. Chiediamo chiarezza e garanzie al governo Meloni sul futuro dell’impianto siderurgico» e «vorremmo vedere sbloccati i pagamenti in favore delle imprese dell’indotto, che vantano crediti per oltre 100 milioni di euro».

«Un simile modus operandi va efficacemente contrastato e, mai come in questo momento, il Governo è chiamato, a chiarire la sua posizione in merito, mettendo al primo posto il rispetto di una comunità che ha già sacrificato tanto in termini di vivibilità, e ancora prima di salute e ambiente». Così il deputato del Pd Ubaldo Pagano in merito alla sospensione dell’attività di 145 aziende dell’appalto comunicata da Acciaierie d’Italia alle organizzazioni sindacali. «Strano, a voler usare un eufemismo, che - aggiunge - una simile comunicazione arrivi quasi alla vigilia dell’incontro che, come parlamentari jonici, avremo con i sindacati di categoria. Come va letta questa decisione se non come un tentativo di utilizzare la minaccia occupazionale come arma per ottenere ancora risorse dal Governo?». «Certo è - conclude Pagano - che le ripercussioni sul piano occupazionale sono tutt'altro che irrilevanti. Si parla di non meno di 2.000 lavoratori».

«È del tutto evidente che tale scelta, avvenuta con le solite modalità arroganti della multinazionale, è l’ennesima provocazione da parte dell’attuale management aziendale che, ancora una volta, prova ad utilizzare i lavoratori come grimaldello nei confronti dei governi esclusivamente per battere cassa». Lo dichiarano in una nota congiunta Gianni Venturi, responsabile nazionale siderurgia per la Fiom Cgil, e Giuseppe Romano, segretario generale Fiom Cgil di Taranto, in merito alla sospensione comunicata da Acciaierie d’Italia di 145 ditte dell’appalto a partire da lunedì prossimo. Le motivazioni, aggiungono, sono «esclusivamente legate al cash flow della multinazionale. L’azienda improvvisamente scopre di essere in difficoltà nonostante le rassicurazioni dell’Amministratore Delegato di Arcelor Mittal, di circa un mese fa, in cui ci comunicava che nonostante le piccole riduzioni della capacità produttiva dovute all’emergenza gas, lo stabilimento della ex Ilva di Taranto era molto forte, in ottima salute e che non si prevedevano cambiamenti tali che potessero compromettere il futuro dell’acciaieria».

Alle organizzazioni sindacali «non è chiaro . aggiungono Venturi e Romano - come siano stati definiti alcuni blocchi delle attività di manutenzione, tranne per i lavori previsti dall’autorizzazione integrata ambientale, in un’azienda che necessita di maggiori investimenti e non di rinvii che metterebbero ulteriormente a rischio la salute e sicurezza dei lavoratori». Il sindacato ha riscontrato «un ulteriore ed inspiegabile rialzo dei numeri sulla cassa integrazione - affermano i due esponenti della Fiom - per i lavoratori diretti di Acciaierie d’Italia che compromette il già precario sistema produttivo dello stabilimento siderurgico di Taranto. Il governo non stia a guardare».

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