MASSAFRA - Il caro bollette taglia la spesa nel carrello riducendo anche il consumo dei beni di prima necessità. Lo sanno bene i panettieri, che pur costretti a dover fare i conti con il peggioramento del quadro economico, cercano di contenere i prezzi del pane per andare incontro alla clientela. Il pane casereccio, oggi, costa 2,60 euro al chilo. «Un rincaro di soli 20 centesimi», riferisce Cosimo Solito, titolare di un panificio nella centralissima piazza Vittorio Emanuele. E spiega: «Il caro energia galoppante ha generato un aumento del costo delle materie prime di oltre il 30-40 per cento. E per la farina parliamo di cifre raddoppiate, in soli due mesi. Così come per latte e zucchero. Nonostante i costi di produzione elevatissimi, si cerca di contenere il prezzo del pane». Eccezion fatta per il pane comune, i panini latte e burro sfiorano i 5euro al chilo, quelli con farine speciali, alla soia o ai cereali, gli 8 euro, ma si vendono a 1 euro a pezzo. Una stangata durissima su imprese e famiglie, costrette a porre freno agli acquisti. Conferma Solito: «La gente riduce la spesa all’essenziale. Mentre prima comprava vari prodotti da forno, adesso si limita al solo pane. E non sempre si riesce a svuotare il banco. Ci sono giorni in cui rimane tanto pane invenduto, che doniamo alla Caritas o a famiglie bisognose».
Anche la vendita della pasticceria segna il passo. «Dai 15/20euro a vassoio si è passati all’acquisto del numero esatto di pasticcini e soltanto la domenica». E cresce la sfiducia nel futuro. «Non vedo niente di buono all’orizzonte. Ho un dipendente in pasticceria e non è facile assicurare stipendio e contributi. Poi il fitto del locale. Si può resistere ancora un po’, ma se non si inverte la rotta arriverà il momento della resa. Speriamo nel nuovo governo, affinché prenda seri provvedimenti a sostegno di imprese e commercianti. Non i bonus. Si devono diminuire le spese a tutti i livelli. Tasse incluse».
A testimoniare il momento difficile è anche Vito Brandascio, titolare di un panificio in zona Belvedere ed ex consigliere dell’Associazione dei panificatori di Taranto. «Cerchiamo di fronteggiare l’aumento dei prezzi da circa un anno - dice -. Rincari che superano il 100 per cento e prodotti che i nostri fornitori, per i costi eccessivi, non ritirano più o hanno difficoltà a reperire, come l’olio di semi di girasole che ha subìto rialzi notevoli a causa della guerra in Ucraina, tra i principali produttori».
E aggiunge: «Le utenze ci stanno opprimendo: se paragono la bolletta dell’energia elettrica di settembre 2021 a quella di quest’anno ci sono 1000 euro di differenza (da 580 euro a 1580). Triplicata. Il gas, da 480 a 850euro. E se penso all’ulteriore aumento annunciato, per le piccole attività artigianali è davvero tragica. Abbiamo poco ossigeno, veniamo da crisi precedenti a cui si aggiunge quella occupazionale». La soluzione? «Bisogna unire le esigenze. Il governo intervenga sul prezzo di energia elettrica, gas e carburante. L’aumento del costo di trasporto delle merci produce rincari a cascata che gravano sul consumatore finale». In molti temono la chiusura delle attività. «Le chiusure sono da scongiurare, alla nostra età non è possibile reinventarsi un lavoro. In 25 anni abbiamo fatto degli investimenti, contraendo prestiti, fidi bancari, ma oggi i conti non tornano più. Occorre, come si è fatto per la pandemia, intervenire sulle banche e dare a tutti la possibilità di sospendere il pagamento di mutui e prestiti, in modo da mantenere la liquidità per far fronte alle spese. Oltre ad alleggerire la pressione fiscale, che è altissima».