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Taranto, vendita case comunali: le aste vanno deserte

 
Fabio Venere

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Fabio Venere

case popolari taranto

Intanto il 9 giugno il giudice si pronuncerà sulle richieste di sfratto

Venerdì 08 Aprile 2022, 12:56

TARANTO - Nessuno vuole le case comunali. O, per dirla meglio, nessuno sembra essere minimamente interessato agli ex alloggi ceduti, da tre anni, alla società privata «Carim». Che, in questi mesi, ha indetto le procedure di vendita dei beni immobili acquisiti in seguito alla cosiddetta cartolarizzazione varata nel 2005 dall’Amministrazione comunale con la speranza (fallita) di evitare il dissesto finanziario del Municipio. Ecco, le aste sono andate deserte. Le ultime, in particolare, avevano come termine ultimo quello dello scorso 10 marzo e si riferivano alle abitazioni che insistono in due edifici di via Pio XII in zona Bestat. Ma la stessa sorte, sostanzialmente, l’hanno ricevuta altri beni immobili che la stessa Carim avrebbe voluto dismettere. Anzi, avrebbe dovuto in base alla convenzione sottoscritta nel dicembre 2018 successivamente ad una transazione con il Comune. A proposito di quell’accordo, va sottolineato subito, lo stesso schema prevede che in caso di mancata vendita il Municipio dovrà restituire ai privati le somme ottenute per l’acquisto di questa parte del patrimonio immobiliare o, in alternativa, Palazzo di Città potrebbe cedere alla Carim srl altri immobili di pari valore commerciale. Ma prima di arrivare a questo passaggio, però, l’azienda privata dovrà esperire tutti i tentativi per definire l’alienazione.

NatUralmente, così come è facile immaginare, la vicenda ha evidenti caratteri di natura sociale, anche in considerazione che la stragrande maggioranza degli inquilini assegnatari è, nella migliore delle ipotesi, in pensione e ha un’età media piuttosto elevata. Si tratta, per essere ancora più chiari, soprattutto di gente anziani. In questo contesto, da almeno due anni, il sindacato degli inquilini assegnatari (Sunia) sta seguendo questa situazione, assistendo le famiglie anche dal punto di vista legale.

«Dopo numerosi incontri, riunioni, scambio di documenti ma anche dopo aver organizzato proteste - ricorda il segretario provinciale del Sunia, Luigi Lamusta - nelle interlocuzioni con Comune e Carim, siamo riusciti a strappare davvero le migliori condizioni per i nostri iscritti (in realtà, per tutti). In pratica - aggiunge - oltre alla riduzione del 30 per cento sul valore commerciale stimato, infatti, è stato aggiunto un ulteriore...sconto del 30 per cento. Che, però, non si applica per chi non ha alcun titolo abitativo a stare lì (per gli abusivi) o per quelli che, nel corso degli anni, non hanno più i requisiti minimi per accedere alle case popolari (il reddito Isee deve essere pari o inferiore a 16mila 500 euro annui, ndr). Gli inquilini, quindi, a queste vantaggiose condizioni - commenta il sindacalista del Sunia - potranno esercitare il loro diritto di prelazione».
Ora, però, da quel che risulta alla Gazzetta le adesioni a quest’offerta, se così la si può definire, non sembrano essere tante. In realtà, sarebbero molto poche. E, analogamente, le aste vanno deserte proprio perché si tratta di abitazioni occupate e costruite tra gli Anni Sessanta e Ottanta. Il 9 giugno, infine, il giudice si pronuncerà sulle prime intimazioni di sfratto inviate, nei mesi scorsi, dalla Carim.

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