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Martina Franca, Graziana e il Covid sconfitto: «La malattia ci invita a riflettere»

 
Ottavio Cristofaro

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Ottavio Cristofaro

Martina Franca, Graziana e il Covid sconfitto: «La malattia ci invita a riflettere»

L’imprenditrice: guardiamo il mondo con gli occhi di chi soffre ogni giorno

Venerdì 05 Marzo 2021, 18:33

MARTINA FRANCA - Si può stare senza mangiare settimane, si può stare senza bere per qualche giorno, si può stare senza respirare solo pochi attimi. Empatia è il termine che abbiamo maggiormente inflazionato, ma di cui abbiamo imparato a conoscere il significato. Abbiamo imparato il senso della disabilità, le sue privazioni che si porta dietro, i sacrifici di coloro costretti a rinunciare all’autonomia per fare ogni cosa, persino per respirare. Il covid è la lezione più grande che potesse capitarci.

Lo ha imparato sulla sua pelle anche Graziana, una donna, una madre, un’imprenditrice, ma anche una persona impegnata nel sociale, abituata ad aiutare gli altri, ma questa volta costretta a chiedere lei stessa l’aiuto degli altri. La sua è la storia di chi ce l’ha fatta, ma che sulla pelle porta ancora le cicatrici che le ricordano quanto sia stata dura.
«Ammalarmi di covid si è rivelata un’esperienza per fermarmi, riflettere e ripartire con nuova energia - dice - molti auspicano che, al più presto, tutto ritorni come prima, ma nessuno di noi dovrebbe consentire che tutto torni come prima».

L’emergenza sanitaria sta tracciando un passaggio che ci spinge a non tornare indietro: sta dicendo a ciascuno di noi che possiamo ri-concepire la rotta, se vogliamo una vita di qualità. È evidente a tutti quanto sia importante invertire le priorità di una Sanità pubblica che, fino a ora, ha privilegiato le logiche dei tagli economici a quelle delle performance di qualità delle prestazioni mediche, delle riduzioni di personale, alla professionalizzazione del personale medico, paramedico e sanitario.
«Abbiamo tutti il dovere di evitare di commettere gli stessi errori - dice Graziana - restituire un piccolo respiro di sollievo a chi quel respiro se l’è sentito negare perché si è ammalato, è rimasto vittima, oppure vive oggi il lutto della morte in solitudine di un familiare». In sostanza non è altro che quello che il mondo delle associazioni e delle famiglie che vivono la disabilità nel quotidiano chiedono da anni.

«Vorrei una Sanità che si occupasse della cura della persona nella sua globalità - dice Graziana - mentre oggi la salute, nel nostro Paese, è concepita nella sola dimensione medica, lasciando all’iniziativa del singolo, la ricerca di un aiuto a sostegno degli stati d’animo e mentali. Durante la mia malattia ho avuto il privilegio di potermi curare a casa, ma il nostro sistema sanitario non cura integralmente la persona, in quanto non può assicurare quel supporto emotivo competente che è necessario, anzi indispensabile». Per i disabili e per le loro famiglie è così ogni giorno, da anni, da sempre.

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