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Taranto, retromarcia Mittal l’addio è più vicino

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Lucia Morselli

Rinvio per il piano industriale, la palla torna al Governo

Venerdì 15 Maggio 2020, 14:41

14:42

TARANTO - È destinato a tornare sul tavolo del Governo il dossier Ilva. Forse già la prossima settimana il Mise o direttamente Palazzo Chigi, ora che la morsa del Covid-19 si è fatta meno soffocante, (video)chiameranno tutte le parti della complessa trattativa che lo scorso 4 marzo sembrava essere arrivata finalmente ad un punto di svolta. Invece la crisi dell’acciaio, dovuta anche alla pandemia, ha peggiorato i conti di ArcelorMittal, la multinazionale che gestisce in fitto il complesso aziendale ex Ilva dal novembre 2018, e avvicinato l’addio per il quale era stata prevista scansione temporale (novembre) e prezzo (500 milioni di euro).

Questa settimana doveva essere quella nella quale l’interlocuzione tra i commissari dell’Ilva, Invitalia, Governo e ArcelorMittal doveva entrare nel vivo, con la definizione del piano industriale da proporre ai sindacati in vista dell’accordo con i rappresentanti dei lavoratori da raggiungere, secondo cronoprogramma, entro maggio. Invece Lucia Morselli, amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, per più volte ha dato buca (l’ultima, ieri), segno evidente che o non ha avuto il mandato ad andare avanti da Londra oppure che le condizioni sono così cambiate da ritenere impraticabile l’ipotesi di garantire piena occupazione ai 10.700 dipendenti al termine della realizzazione degli interventi previsti dal piano industriale. In un caso o nell’altro, ArcerlorMittal sarebbe fuori dalla partita perché il Governo mai accetterebbe esuberi. A quel punto scatterebbe la ricerca di un nuovo partner industriale da affiancare a Invitalia e il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Arvedi, al quale guarderebbe anche la Morselli, almeno stando a guardare le sue ultime mosse nell’organigramma della fabbrica, nel tentativo così di succedere a se stessa (ma il Governo sembra avere altre idee, e soprattutto, altri nomi sul punto).

Che la situazione stia precipitando lo si intuisce non solo dallo sconcerto con il quale i partecipanti al gruppo di lavoro per dare un futuro al siderurgico di Taranto, e con esso alla siderurgia italiana, hanno appreso dell’ennesima presa di tempo della Morselli sul piano industriale, ma anche dall’atteggiamento dei sindacati.

Ieri pomeriggio Arcelor Mittal ha convocato le organizzazioni sindacali per comunicare alcune variazioni rispetto all’attuale assetto di marcia dello stabilimento. In particolare, l’azienda ha comunicato che a causa di un rallentamento produttivo di alcuni clienti fermerà gli impianti che sono ripartiti da alcuni giorni, facendo una vera e propria retromarcia. In una nota congiunta, Fim, Fiom, Uilm e Usb evidenziano «alcune criticità rispetto alla fase che attraversa lo stabilimento siderurgico di Taranto e ritengono inaccettabili e ingiustificate le modalità con cui l’azienda, a seguito di una comunicazione di ripartenza degli stessi impianti di pochi giorni fa, modifichi di fatto, quanto precedentemente comunicato». I sindacati ritengono che ci sia una «strategia già definita» e chiedono un immediato intervento da parte del Governo per «salvaguardare il futuro occupazionale e ambientale del territorio ionico vista la sua strategicità più volte ricordata nei decreti d’urgenza da vari governi che si sono succeduti in questi lunghi anni di vertenza ex Ilva».

Al Governo, poi, si rivolge anche la Fiom Cgil con una lettera firmata da Giuseppe Romano e Francesco Brigati, denunciando «una situazione impiantistica che rischia il collasso qualora si dovesse continuare con un regime di produzione di ghisa negli altiforni al di sotto del minino tecnico. Tale condizione - dice la Fiom - sta determinando grossi problemi agli stessi impianti che continuano ad avere continui stop and go sottoponendo, pertanto, gli altoforni ad un alto rischio di problemi di sicurezza e danneggiamenti impiantistici». Lo scorso aprile, segnala la Fiom Cgil, «a seguito di un incontro con le organizzazioni sindacali e il custode giudiziario Barbara Valenzano, ArcelorMittal comunicava la momentanea sospensione delle attività in corso nei cantieri impegnati all’attuazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale. Tale condizione - afferma la Fiom riportando la posizione dell’azienda - si rendeva necessaria al fine di ridurre il numero di personale delle ditte esterne all’interno dello stabilimento per il contenimento del Covid 19». Ma ad oggi, sottolinea la Fiom Cgil, «non risulta ci sia stato un atto formale da parte del Ministero dell’Ambiente, sia sulla sospensione che sulla successiva ripresa delle attività previste dal Dpcm del 27 settembre 2018. Infatti, risultano ancora fermi i cantieri. La Fiom Cgil richiede, qualora presente, l’atto formale con il quale è stata disposta la sospensione delle attività previste dall’Aia».

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