TARANTO - Fede e tradizione al tempo della pandemia. È stata una strana cerimonia quella celebrata ieri a porte chiuse nella basilica cattedrale in occasione della festa di San Cataldo. Il sindaco Rinaldo Melucci ha preso in consegna idealmente San Cataldo dalle mani dell’arcivescovo Filippo Santoro. Non una vera e propria cerimonia de «‘u pregge» come i tarantini sono abituati a vedere ogni anno, ma una consegna simbolica e un momento di riflessione e preghiera davanti alle reliquie mortali del patrono di Taranto.
L’otto maggio per i tarantini è l’irrinunciabile e sentito rito della processione a mare del simulacro del santo. Il corteo di barche, quest’anno, è rimandato a tempi migliori. Ma l’arcivescovo Santoro ha voluto salvaguardare la tradizionale benedizione dei mari di Taranto, portando le reliquie di Cataldo tra Mar Grande e Mar Piccolo. Per evitare folla e assembramenti, il giro a bordo di una motovedetta della Guardia Costiera è stato effettuato nei giorni scorsi e ieri la Diocesi ha diffuso le immagini della benedizione in differita. In diretta streaming, invece, è andata la cerimonia all’interno della basilica cattedrale e la funzione dell’arcivescovo con monsignor Emanuele Ferro, parroco della cattedrale.
«In tempi normali - ha detto l’arcivescovo Santoro -, questa è l’occasione perché la città faccia festa e brilli per mare e per terra dando prova di bellezza, di unità e di eccellenza: Taranto unita per celebrare i suoi tesori storici, la fede, il mare, il santo. È inedita questa festa del santo patrono, come è stata inedita la Pasqua, come lo sono stati i compleanni caduti in questa quarantena. Abbiamo dovuto adottare strategie per rendere onore al Signore, ai santi, ai nostri cari ma siamo in ogni caso riusciti a farlo, anzi, abbiamo sperimentato il valore dell’essenziale e di saper vivere anche nelle ristrettezze. In molti abbiamo sentito la privazione dell’Eucarestia, i fedeli sono rimasti obbedienti a casa».
«È una festa senza fedeli ma non senza fede. Abbiamo bisogno di pregare. Innanzitutto per le persone che in questa pandemia hanno perso la vita, per tutti gli ammalati, per le persone sole, per gli anziani e per quanti sono in difficoltà estreme. Ma colgo l’occasione anche per ringraziare medici, infermieri e operatori sanitari per la loro professionalità e la loro dedicazione senza risparmiare forze».
«Siamo in quella che è stata chiamata Fase 2, quella in cui si sta tentando di mettere insieme le ragioni della salute con quella del lavoro, sta accadendo in Italia e nel mondo, quello che a Taranto chiediamo di fare da sempre sebbene senza molto successo. È una festa che giungerà a voi tramite i media digitali, gli stessi che stanno sopperendo al distanziamento sociale: si lavora in smart working lì dove è possibile, una grande opportunità che ha consentito agli studenti di non perdere contatto con la scuola; non a tutti però: dobbiamo far sì che nessuno resti indietro, non possiamo permettercelo».
«La grave crisi sanitaria ha avuto ripercussioni profonde sulla capacità di sostentamento di molte famiglie, le Caritas hanno dovuto in fretta allargare il loro raggio di azione. Adesso ci è richiesto uno sforzo di responsabilità, di sacrificio: stiamo facendo rinunce dure, a cominciare da quella ai sacramenti, al fine di sradicare questo subdolo virus, ognuno di noi ha la responsabilità della salute dell’altro e viceversa, non possiamo abbassare la guardia. Taranto è una delle città e provincie più virtuose, meno segnate dai contagi; la più virtuosa in Puglia. Complimenti alla nostra gente che ha obbedito con rigore alle indicazioni che venivano date e complimenti alle autorità che hanno guidato con sapienza e vigore tutta l’operazione».