TARANTO - La Provincia di Taranto e i Comuni di Grottaglie e Sava presentano il conto (250 mila euro di provvisionale la Provincia, 10 milioni Grottaglie e un milione Sava) ma il tribunale deciderà lunedì prossimo se accogliere o meno le richieste di costituzione di parte civile avanzate per conto degli enti in questioni dagli avvocati Giuseppe Losappio, Andrea Starace e Francesco Nevoli nel processo nato dall’inchiesta «T-Rex» svolta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, guidati dal tenente colonnello Marco Antonucci, sulle presunte tangenti legate all’ampliamento della discarica per rifiuti solidi urbani «Torre Caprarica» di Grottaglie.
A giudizio, dinanzi al tribunale (presidente Patrizia Todisco), ci sono l’ex presidente della Provincia di Taranto Martino Tamburrano (difeso dagli avvocati Carlo Raffo e Giuseppe Modesti), l’ex dirigente della Provincia al settore Ambiente Lorenzo Natile (difeso dagli avvocati Claudio Petrone e Daniele D’Elia), l’imprenditore Pasquale Lonoce (difeso dagli avvocati Michele Laforgia e Maurizio Petrarulo) e Roberto Venuti (difeso da Giuseppe Alamia e Silvia Franciosa), manager di Linea Ambiente, società che gestiva la discarica, tutti arrestati il 14 marzo scorso e attualmente sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
A chiedere e ottenere il giudizio immediato sono stati il procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dal sostituto Enrico Bruschi per i reati per i quali i quattro erano finiti in carcere quasi 7 mesi fa, cioè turbata libertà degli incanti e corruzione aggravata.
Il processo ruoterà attorno alla famigerata determina 45, firmata da Natile, con cui nel 2018 la Provincia autorizzò l’ottimizzazione orografica della discarica Torre Caprarica, di fatto un ampliamento per circa un milione di tonnellate che consentì l’arrivo di altri rifiuti nel periodo compreso tra aprile e novembre, quando l’impianto poi fu chiuso su decisione del Tar di Lecce, decisione poi confermata dal Consiglio di Stato.
I militari delle Fiamme Gialle hanno intercettato alcuni degli imputati, utilizzando sofisticati virus installati sui telefoni cellulari. Secondo l’accusa, il presidente Tamburrano, la cui amministrazione un anno prima aveva respinto la richiesta di autorizzazione, avrebbe cambiato idea perché ricoperto di regali, cene, telefoni, computer, tangenti da 5mila euro al mese, una Mercedes e perfino le spese per la campagna elettorale della moglie, candidata al Senato. Tangenti che, sempre secondo l’accusa, transitavano nella società di Lonoce, il quale doveva gonfiare le fatture per riciclare il denaro da consegnare in contanti a Tamburrano. Tra gli affari ritenuti illeciti e captati nelle intercettazioni, è finita anche la gara d’appalto da quasi 3 milioni di euro per l’affidamento dei rifiuti solidi urbani del comune di Sava, sulla quale sarebbe intervenuto Tamburrano per assicurare l’aggiudicazione dell’appalto in favore della Universal Service, una società di fatto amministrata dal suo amico Lonoce.
Accuse sempre respinte dagli imputati e che andranno naturalmente provate nel processo che riprenderà lunedì prossimo quando il tribunale deciderà sulle eccezioni fatte dalla difesa sulle costituzioni di parte civile e incarterà le questioni preliminari.