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Taranto, scudo penale a Mittal: «Sarà affrontato a parte»

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Emissioni odorigene a Taranto proteste e nuove segnalazioni

foto d'archivio

Ex Ilva, 5 Stelle contro le tutele: «Ora sia chiusa l’area a caldo»

Venerdì 18 Ottobre 2019, 11:16

TARANTO - Mentre la Procura sta vagliando le emissioni anomale registrate dal camino E312 dello stabilimento siderurgico gestito da ArcelorMittal - emissioni fuori legge in almeno 4 giorni di agosto e teoricamente non coperte da immunità penale - i 5 Stelle non mollano la presa sulle tutele legali per l’azienda inserite nell’articolo 14 del decreto imprese in corso di conversione in Parlamento. A quanto pare l’articolo del dl imprese dedicato alla questione dell’immunità penale per l’ex Ilva, ora Arcelor Mittal, uscirebbe fuori dal testo, in sostanza sarebbe stralciato, a fronte dell’impegno del governo ad affrontare l'argomento in un’altra sede, con un strumento, o provvedimento, ad hoc. Sarebbe questa, secondo fonti di maggioranza, la quadra raggiunta sul tema. L’eliminazione dello scudo era stata chiesta inizialmente da 17 parlamentari M5s, con una posizione poi condivisa dal gruppo e al centro di un incontro dei capigruppo di maggioranza a cui ha partecipato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.

Riunione da cui sarebbe uscita l’intesa di massima: via lo scudo per l’ex Ilva dal decreto ma concomitante impegno a riprendere la questione tempestivamente. Volontà che in aula si dovrebbe palesare con un ordine del giorno ma soprattutto con l'intervento di Patuanelli martedì, quando il dl dovrebbe approdare nell’emiciclo. Il ministro dello Sviluppo economico prima, però, incontrerebbe ArcelorMittal per capirne le intenzioni visto che in passato la multinazionale ha dichiarato che senza tutele, lo stabilimento di Taranto sarebbe stato impossibile da gestire per chiunque. Critiche allo stralcio sono arrivate ieri sera dal segretario della Fim Cisl Marco Bentivogli e dal il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.

Ma un emendamento firmato dall’ex ministro Lezzi e da altri 15 senatori M5S va ben oltre l’immunità, proponendo «per favorire lo sviluppo di attività produttive compatibili con la normativa di tutela ambientale e diverse dal ciclo produttivo siderurgico dell'area a caldo» di «realizzare programmi di razionalizzazione e valorizzazione delle aree che rientrano nella sua disponibilità, anche in virtù del contratto di affitto con obbligo di acquisto di rami d'azienda per la chiusura delle lavorazioni siderurgiche a caldo», prevedendo un «piano di bonifica e risanamento dell'area dismessa a seguito della chiusura delle lavorazioni siderurgiche a caldo nonché il piano industriale per il consolidamento delle lavorazioni a freddo» e stanziando «100 milioni per l'anno 2019 e 300 milioni per ogni anno dal 2021 al 2027» per un totale di oltre 2 miliardi di euro.

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