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Taranto, nella città vecchia spunta una casa adattata a «sinagoga»

 
Giuseppe Mazzarino

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Giuseppe Mazzarino

Taranto, nella città vecchia spunta una casa adattata a «sinagoga»

foto Todaro

In un palazzetto fatiscente alle spalle della Torre dell'Orologio, vicino a piazza Fontana

Martedì 03 Settembre 2019, 10:36

18:57

Non è una vera e propria sinagoga, semmai - forse... - un appartamento adattato a luogo di culto pressoché domestico, ad uso della ormai esigua colonia ebraica in Taranto degli anni Trenta del XX secolo (l’ultimo censimento dopo le leggi razziali registrava in Taranto appena sette famiglie di «razza ebraica»; tre – ricorda Nello De Gregorio – di nome Coen).

La scoperta è avvenuta ieri, in Città Vecchia, in un palazzetto fatiscente alle spalle della Torre dell’orologio, vicino a piazza Fontana: molto al di fuori, insomma, dello storico quartiere ebraico, situato nel «pittagio» di Turripenne, all’altro capo dell’Isola. Che in quel fabbricato pericolante (e murato) ci fosse stato un luogo di culto ebraico era voce circolante fra le famiglie di più antico radicamento a Taranto Vecchia; approfittando della Giornata europea della cultura ebraica, che si celebrerà il 15 settembre e che vedrà manifestazioni in Puglia, anche a Taranto, il Comune ha deciso di compiere un iniziale sopralluogo, avvenuto ieri, presente l’assessore al Patrimonio Francesca Viggiano. Di origine cinquecentesca, rimaneggiato e sopraelevato, il palazzetto presenta anche un peculiare comignolo che richiama la stella di Davide. Le indagini proseguiranno, con cautela, per lo stato di fatiscenza.

Taranto fu tra le prime città al mondo, subito dopo Roma, ad ospitare una comunità ebraica, dopo la diaspora (dispersione; gli Ebrei parlano di «galut», esilio) seguita alla distruzione del Tempio di Gerusalemme ed alla fine del regno di Giuda, nel 70 d.C.; una tradizione giudaica medievale stima addirittura in 5000 il numero degli Ebrei deportati a Taranto; altri centri che ospitarono presto i Giudei che avevano dovuto lasciare la loro terra furono, nei primi secoli, come segnala Cesare Colafemmina, il maggiore studioso dell’ebraismo in Puglia, Otranto, Lecce, Oria, Bari, Venosa. Numerose lapidi – spesso bilingui, in ebraico e greco prima, ebraico e latino poi – furono rinvenute nell’area dell’odierno Palazzo degli Uffici, dove fu anche scoperto un sepolcreto ebraico con deposizioni ancora in situ; sappiamo che in seguito il quartiere dei Giudei fu Turripenne.

Nel XVI secolo gli Ebrei che non accettano di convertirsi (le conversioni «incentivate» avevano prodotto già dal XIII secolo un forte numero di cosiddetti «neofiti», formalmente cristiani ma guardati con sospetto) saranno espulsi dal Viceregno di Napoli (1541), dopo la precedente cacciata dalla Spagna (1492). Ma l’avventura della illustre colonia ebraica tarantina era entrata in crisi ancor prima.

Taranto (e la Puglia) tornano provvisoriamente a popolarsi di Ebrei (non solo italiani) nel 1943/45. In un campo di Bari c'erano 650 profughi, nei dintorni 500, 200 a Taranto. Nel gennaio ‘45 – scrive Francesco Terzulli – a Bari c'erano, in attesa di partire per la Palestina, 1327 Ebrei non italiani. A marzo partì da Taranto, dopo tre giorni di visite mediche, la prima nave con 900 Ebrei diretti in Palestina.

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