TARANTO - Ha ridotto in schiavitù un suo connazionale e maltrattato moglie e figli: la Polizia di Stato assicura alla giustizia un cittadino bulgaro.
Nei giorni scorsi, la Squadra Mobile ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere , a seguito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto nei confronti di un bulgaro di 34 anni per il reato di riduzione in schiavitù e lesioni personali di un suo concittadino e maltrattamenti in famiglia a danno della moglie e dei figli.
L'uomo ha messo in stato di soggezione continuativa un suo connazionale, privandolo dei documenti identificativi e lasciandolo senza denaro.
L’indagine condotta dalla Squadra Mobile è nata dalla segnalazione pervenuta dalla polizia bulgara sulla scomparsa di un loro cittadino denunciata dalla madre. La segnalazione faceva riferimento ad un illecito traffico di migranti.
La nota riportava ancora i sospetti della madre circa la circostanza che il figlio fosse maltrattato fisicamente e fosse limitato nell’utilizzo del telefono cellulare, avendo peraltro interrotto ogni comunicazione da alcuni mesi.
Dall’esame delle banche dati, il cittadino bulgaro è risultato residente a Palagiano e che nella stessa abitazione alloggiava un altro suo connazionale, che a suo dire aveva accolto l'uomo insieme alla moglie ed ai suoi tre figli minori. Lo stesso ha riferito che il suo connazionale presente era suo ospite da alcuni mesi e che collaborava con lui nei lavori saltuari in campagna alle dipendenze di proprietari terrieri locali. Ma l'atteggiamento di sottomissione dell'uomo ha insospettito gli agenti che hanno preso in consegna in Questura il bulgaro che una volta nei loro uffici ha dichiarato di voler fare rientro in patria, mostrando i numerosi segni di ferite da taglio, infertegli dal connazionale.
Così, dopo essere stato sottoposto a visita medica presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale SS. Annunziata, tramite un interprete, l’uomo ha raccontato di essere arrivato in Italia circa due anni fa e, dopo un periodo di lavoro presso un’altra famiglia come babysitter, sei mesi fa ha cominciato a svolgere lo steso lavoro presso l’attuale famiglia, insieme offrendo altro denaro per l’aiuto in campagna. In un primo tempo, il bulgaro ha dormito su un divanoletto in cucina, poi ha dormito sdraiato sul pavimento, senza cuscino, avvolto da un leggero piumino. Oltre a non aver mai ricevuto denaro, ogni mattina accompagnava il suo carnefice a lavoro nelle campagne della zona di Palagiano per circa sette ore.
In queste occasioni, il bulgaro, per spronare la sua vittima a lavorare più velocemente, lo punzecchiava dietro la schiena e sui fianchi con la forbice usata per tagliare l’uva, provocando delle ferite con fuoriuscita di sangue.
Anche durante il tragitto, veniva preso a schiaffi sulla nuca. In casa, veniva colpito con un grosso coltello provocando dei tagli sulla spalla e sulle braccia.
La sua alimentazione era costituita esclusivamente da riso o pasta in bianco o, a volte, da soli biscotti, a fronte delle pietanze a base di carne o pesce che mangiava il resto della famiglia.
L’ultima volta che ha parlato con la madre in Bulgaria è stato il giorno del suo compleanno perché qualche giorno dopo ha manifestato la ferma volontà di tornare nel suo Paese di origine.
Il carnefice lo ha così picchiato, sottraendogli sia il telefono cellulare, rompendo in due la scheda, sia tutti i suoi documenti (carta d’identità italiana e bulgara, carta di credito bulgara, codice fiscale e postepay europea).
Il bulgaro ha, inoltre, riferito, che la moglie, spesso presente a questi atti di violenza nei suoi confronti, nel tentativo di difenderlo, veniva picchiata con violenza, anche di fornite ai figli. Anzi, in un’occasione per sfogare il suo nervosismo e la sua rabbia, ha sbattuto per terra la testa della figlia di due anni, afferrandola per e caviglie e rivoltandola a testa in giù.
All’esito di quanto accertato, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere si è resa necessaria per l’elevato livello di spregiudicatezza e di aggressività dimostrato dall’uomo, che va isolato dall’ambiente familiare e da contatti con altre possibili persone deboli, contravvenendo alle più banali norme di accoglienza e di convivenza civile e familiare.