«E' incredibile vedere come le collinette siano praticamente a ridosso non solo di alcune abitazioni ma anche di due scuole: elementare e materna Deledda e media De Carolis, già esposte all’inquinamento giornaliero, ai 'wind days' e al gas Radon. Per anni abbiamo sospettato tutto questo, ora ne abbiamo le prove». Lo sostengono gli attivisti del gruppo Tamburi Combattenti, che ieri hanno effettuato un sopralluogo in tutti i punti d’accesso delle cosiddette 'collinette ecologichè, sequestrate dai carabinieri del Noe di Lecce, che separano il quartiere Tamburi dall’area dello stabilimento siderurgico ex Ilva, ora ArcelorMittal.
Sorte con l’obiettivo di mitigare gli effetti dell’inquinamento, le collinette (di proprietà dell’Ilva spa in As) sarebbero state trasformate invece in discarica abusiva di scarti di lavorazioni industriali «come loppa, metalli pesanti, diossine: sostanze altamente tossiche - osserva il gruppo Tamburi Combattenti - che esposte agli agenti atmosferici e allo spolverio ammorbano l’intero quartiere».
«Alla luce di tutto ciò - proseguono gli attivisti - vorremmo capire da sindaco, Arpa, Asl, Commissario straordinario delle bonifiche e Governo, se sia possibile continuare a vivere e a frequentare le scuole a pochissimi metri da questa bomba ecologica esponendosi ad un rischio sanitario così rilevante».
«Quali misure - si chiede il movimento - saranno attuate per tutelare la salute degli abitanti? Verranno deportati i residenti e chiuse le scuole?». Secondo il movimento, di cui fanno parte anche diverse mamme di alunni che frequentano le scuole del quartiere, «a nulla serviranno interventi di 'ambientalizzazionè o copertura parchi minerali, poiché l'intero territorio è stato altamente compromesso». «L'unica soluzione - concludono - è la chiusura di quella fabbrica, la bonifica delle aree contaminate e la riconversione economica ed ecologica di questo territorio».