«Pare che l’Asl di Taranto sia intenzionata a non voler trasgredire al volere di Dio, nonostante nel 2018 ormai la medicina, la scienza e la tecnologia abbiano fatto enormi passi in avanti. Si cura il cancro, si curano le malattie più rare e misteriose, ma ancora si partorisce con dolore». È l’amaro sfogo in una lettera dai toni comunque garbati che una futura mamma, Annalisa Galeandro, pronuncia dopo aver saputo che, a Taranto, nell’ospedale che considera «una delle strutture con il migliore reparto di Ginecologia e Ostetricia di tutto il territorio», non è possibile fare il parto naturale con analgesia. Un’amara sorpresa che in realtà pare far emergere un problema diffuso. E la motivazione è purtroppo quella che già troppe volte ha messo a dura prova l’organizzazione del nosocomio cittadino: mancano, tra le varie figure presenti in numero sempre più esiguo, medici anestesisti ed, evidentemente, quei pochi che ci sono vengono per forza di cose destinati ad altre emergenze e situazioni. La conclusione è quella: in assenza di un numero congruo di anestesisti, niente parto indolore.
«Proprio ieri - racconta la donna alla Gazzetta - sono stata dalla mia ginecologa per il controllo mensile, e vista l’imminenza del lieto evento e avendo scelto di partorire presso l’Ospedale Santissima Annunziata di Taranto, le ho chiesto informazioni circa la possibilità di un parto naturale in analgesia. Con mio sommo rammarico, sono venuta a conoscenza che non è possibile ricorrere all’epidurale, ad ovvia eccezione dei casi in cui è previsto un parto cesareo». Insomma, quando Eva mangiò la mela, Dio le disse “partorirai con dolore”, è il riferimento biblico che la donna cita per commentare, non senza ironia, che «l’Asl di Taranto sia intenzionata a non voler trasgredire al volere di Dio».
Si può, dunque, parlare di diritti negati? Di certo, la donna non può che notare che le viene negata: «a me e alle altre donne nelle mie condizioni, non solo la possibilità di ricevere tale prestazione, ma ancora di più la possibilità di poter scegliere, con il supporto di medici e ostetrici, se ricorrere o meno all’analgesia. Viene negata la tranquillità di affrontare quel giorno con la consapevolezza che c’è anche quella strada. Viene negata, ai medici, la possibilità di dare a noi pazienti tutte le cure e gli aiuti possibili in un momento naturale e delicato come quello del parto». E vivere con questo rammarico questi momenti salienti della propria esistenza certo non giova non solo all’umore della singola puerpera e del futuro bebé, ma compromette quel mondo di attenzioni e cura che le istituzioni dovrebbero avere verso le future generazioni che vengono al mondo e le mamme che vi contribuiscono con ogni sforzo.
Inoltre, anche questo diritto “negato”, almeno ufficialmente per necessità organizzative, si aggiunge solo all’elenco di criticità che le mamme tarantine affrontano. «Noi donne tarantine – aggiunge, infatti, Annalisa - dobbiamo già combattere con l’eventualità che il nostro latte sia avvelenato da diossina, come dimostrato da studi e analisi passate. Dobbiamo combattere con il rischio che i nostri figli possano ammalarsi per i motivi che ognuno sa bene. Adesso ci viene negato anche di poterli far nascere nel modo più indolore possibile».

Giovedì 11 Ottobre 2018, 10:56
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