Quando si parla di fragilità dei Comuni, il rischio è quello di fermarsi a una definizione astratta. In realtà, dietro l’Indice di fragilità comunale (Ifc) elaborato dall’Istat ci sono situazioni o contesti precisi che creano un gap per una comunità locale: strade che si allungano per raggiungere un ospedale o una scuola, paesi che perdono abitanti, economie locali che faticano a reggere gli shock ambientali e sociali.
La fragilità nasce dall’intreccio di fattori diversi (ambientali, demografici, sociali ed economici) e restituisce una fotografia complessa del Paese. Secondo gli ultimi dati Istat, quasi 1.200 Comuni italiani, pari al 14,9% del totale, rientrano nelle classi di fragilità massima o molto alta. In questi territori vive circa l’8% della popolazione nazionale. All’estremo opposto, il 44,8% degli italiani risiede in Comuni caratterizzati da fragilità minima o molto bassa.
Un quadro che conferma i profondi squilibri territoriali, ancora fortemente concentrati lungo la storica frattura tra Nord e Mezzogiorno. Il Sud e le Isole restano le aree più esposte, ma all’interno di questo scenario la Puglia mostra una traiettoria meno scontata.
Sempre secondo l’Istat circa il 7% della popolazione pugliese vive in Comuni con livelli di fragilità molto alta o massima: una quota inferiore rispetto a regioni come Campania, Calabria e Sicilia, ma che segnala comunque una vulnerabilità diffusa, soprattutto nei piccoli centri e nelle aree interne. È qui che la fragilità assume un volto preciso.
Nel Subappennino Dauno, nell’Alta Murgia, in ampie porzioni dell’entroterra barese e in alcune aree del Salento meno turistico, pesano la distanza dai presìdi sanitari, la difficoltà di accesso ai servizi scolastici e di mobilità, lo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione.
In molti Comuni pugliesi di piccola dimensione la fragilità non è tanto legata al rischio ambientale quanto alla tenuta dei servizi di cittadinanza e del tessuto socio-economico.
Il dato che cambia il racconto emerge però dal confronto temporale. Dal 2018 la Puglia è tra le regioni che hanno registrato il miglioramento più marcato dell’Indice di fragilità comunale. Oltre il 60% dei Comuni pugliesi ha ridotto il proprio livello di vulnerabilità e la quota di Comuni collocati nelle classi di fragilità massima o molto alta si è ridotta di oltre 14 punti percentuali. Un risultato che riguarda sia i centri di medie dimensioni sia una parte significativa dei piccoli Comuni.
A incidere sono stati diversi fattori. Da un lato, un rafforzamento del tessuto produttivo locale e l’aumento dell’occupazione in alcune aree urbane e periurbane. Dall’altro, miglioramenti sul fronte ambientale, in particolare nella gestione dei rifiuti, con una riduzione della raccolta indifferenziata che ha contribuito a migliorare alcuni indicatori dell’indice Istat. Segnali positivi che distinguono la Puglia nel panorama del Mezzogiorno.
Secondo l’Istat restano però fragilità strutturali che continuano a pesare sul futuro della regione. L’invecchiamento demografico, la perdita di giovani nei Comuni più interni, la difficoltà di garantire servizi essenziali stabili e accessibili rappresentano nodi ancora irrisolti. Ed è proprio su questi aspetti che il tema della fragilità incrocia direttamente le politiche pubbliche. Il Pnrr rappresenta per la Puglia una leva decisiva per consolidare i miglioramenti registrati e ridurre i divari ancora esistenti, soprattutto attraverso investimenti in sanità territoriale, scuola, infrastrutture viarie, mobilità e digitalizzazione.
Accanto al Piano nazionale, la Strategia per le aree interne resta uno strumento centrale per contrastare la marginalità di vaste zone rurali e montane della regione, rafforzando i servizi e creando condizioni di sviluppo più stabili. La fragilità dei Comuni pugliesi, oggi, non è più soltanto un indicatore di ritardo. È una cartina di tornasole dell’efficacia delle politiche territoriali.
I dati Istat mostrano che migliorare è possibile, ma il rischio è che senza interventi strutturali e continui il divario torni ad ampliarsi. La Puglia si muove su un crinale sottile: trasformare i segnali positivi in un percorso duraturo oppure lasciare che le fragilità, soprattutto nei territori più lontani dai grandi centri, tornino a pesare sul futuro della regione.
















