TARANTO - Il carcere “Carmelo Magli” di Taranto è il primo d’Italia a dotarsi di un protocollo per gestire il rapporto tra figli e genitori detenuti. Un’idea tutta al femminile, nata dopo un anno di sperimentazione dello “sportello famiglia” e sottoscritta ieri mattina dalla direttrice del carcere Stefania Baldassari, dal presidente del tribunale per i minori Bina Santella, dal procuratore della Repubblica per i minorenni Pina Montanaro, dall’assessore alle Politiche sociali del Comune di Taranto Simona Scarpati, dal presidente del tribunale di Sorveglianza Lydia De Iure e dal direttore dell’ufficio di esecuzione penale esterna Angela Intini.
«Il protocollo nasce dall’ambizione di condividere informazioni e pratiche di lavoro tra casa circondariale e uffici giudiziari per migliorare la gestione dei rapporti genitori-figli specie nei casi di disagio familiare e sofferenza che spesso accompagnano bimbi che hanno il padre, la madre o entrambi i genitori in stato di detenzione» spiega la presidente Santella. «Gli obiettivi sono tre: implementare la comunicazione tra carcere e tribunale dei minori, fornire la massima tutela al minore, anche attraverso un presidio psicologico al genitore e al figlio e infine preparare il minore e il genitore alla ripresa dei rapporti con l’avvicinarsi della fine della detenzione». «Nel protocollo – conclude la presidente Santella – non ci sono procedure dettagliate perché si tratta di una vera e propria sperimentazione che per primi avviamo in Italia. Inoltre ogni caso ha la sua storia e si deciderà il miglior comportamento da adottare di volta in volta collaborando». Il protocollo siglato ieri, va a integrare quanto già previsto dall’ordinamento penitenziario circa le misure per coltivare la genitorialità. «Lavorare in sinergia ci consentirà di approfondire i casi evitando così le strumentalizzazioni che purtroppo spesso vengono operate proprio a danno dei figli» precisa la presidente del tribunale di Sorveglianza De Iure. Una sinergia che coinvolge anche l’amministrazione comunale e l’ufficio di esecuzione penale esterna insieme a diverse figure come psicologi e assistenti sociali. «Il servizio territoriale del Comune aiuterà a individuare le situazioni di disagio familiare, predisporre valutazioni psico-fisiche dei minori coinvolti e studiare caso per caso come far riavvicinare il minore al detenuto» spiega l’assessore Simona Scarpati. A fronte di circa 600 detenuti, attualmente il carcere tarantino ospita solo 28 donne. I detenuti comuni hanno la possibilità di vedere i figli una volta a settimana per una o due ore. C’è anche un’area verde dove genitori e figli possono trascorrere dei momenti all’aperto.

Il carcere di Taranto primo in Italia ad avere lo strumento
Mercoledì 10 Ottobre 2018, 10:15