TARANTO - «No, non è vero che non stiamo facendo nulla per far ripartire l’inceneritore dei rifiuti di proprietà dell’Amiu». Lo dichiara, in un’intervista concessa alla Gazzetta, l’assessore alle Società partecipate del Comune di Taranto, Gianni Cataldino.
Assessore, eppure di inceneritore non se ne parla più. Sembra essere finito in soffitta. Non è così?
«Stiamo lavorando, ripeto. In queste settimane, abbiamo avuto dei contatti con alcuni gruppi imprenditoriali che hanno, per ora verbalmente, manifestato il loro interesse a ristrutturare ed ammodernare l’impianto. In realtà, stiamo operando su due binari».
Quali?
«Uno è quello che le ho appena sintetizzato, l’altro conduce alla Regione Puglia».
E cosa chiedete a Bari?
«Veramente, abbiamo già chiesto ma la nostra documentazione si è smarrita nei meandri degli uffici regionali».
Cosa?
«Sì, proprio così. Solo recentemente, ci hanno detto che la nostra istanza per attivare l’impianto per il “Css” non si trovava più sulle loro scrivanie. E così, l’abbiamo rispedita o meglio abbiamo precisato il numero di protocollo della precedente domanda».
L’acronimo Css cosa significa?
«Si tratta del combustibile solido secondario (Css, appunto) e deriva dalla lavorazione dei rifiuti urbani non pericolosi e speciali non pericolosi. La sua lavorazione, gestione ed utilizzo può avvenire solo in impianti autorizzati alla gestione dei rifiuti».
Sempre a proposito dell’inceneritore, con la Regione Puglia avete aperto altri tavoli?
«Sì, certamente. Il nostro impianto di compostaggio (quello che serve per la trasformazione in fertilizzante agricolo dei residui della potatura e del “verde” urbano) dovrebbe essere almeno raddoppiato. E poi, non dimentichiamoci che, sempre in quel sito, abbiamo il cosiddetto deferizzatore (elimina le scorie di ferro dalle ceneri) che potrebbe essere utilizzato».
E se da Bari non giungesse alcuna risposta?
«Andremo avanti ugualmente».
Come?
«Abbiamo avuto dei contatti con alcuni gruppi imprenditoriali che potrebbero spingerci, in assenza di risposte dalla Regione, a redigere un bando pubblico per la ristrutturazione dell’impianto».
Ma occorrono tanti milioni di euro. Nel 2014 furono ipotizzati interventi da 8,5 milioni di euro. Oggi, forse, con l’inceneritore ormai spento da cinque anni e mezzo, ne servirebbero il doppio. Come farete?
«Le formule le possiamo individuare. L’inceneritore dell’Amiu, nonostante tutto, è appetibile anche perché è già dotato di Autorizzazione integrata ambientale».
Esclude che la Regione possa richiedervi una nuova Aia, considerato il gran numero di interventi da realizzare?
«Mi sento di escluderlo visto che non si tratta di un nuovo impianto».

Parla l'assessore alle partecipate: abbiamo avuto contatti con dei gruppi
Lunedì 08 Ottobre 2018, 10:18