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Un operaio Ilva scrive a Mattarella: la fabbrica deve cambiare, non siamo assassini

 
Redazione on line

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Giovedì 24 Maggio 2018, 10:07

TARANTO - «Si è aspettato che fosse la magistratura a dire al mondo intero che l’Ilva inquinava. Noi non siamo e non ci sentiamo assassini. Abbiamo fatto del nostro meglio, in base a ciò che la legge ci permetteva. Non siamo più disposti ad accettare ricatti e un’Ilva a prescindere». E’ lo sfogo di un operaio dello stabilimento siderurgico di Taranto, Pero Vernile, Rsu della Uilm, contenuto in una lettera aperta rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al ministro uscente dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e a tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione.

«Sono un operaio Ilva, entrato - spiega Vernile - in fabbrica a 19 anni, padre di tre bambine. Sono favorevole a bonifiche reali, all’ambientalizzazione, alla tutela della salute e al mantenimento di tutti i posti di lavoro. Voglio ricordarvi che a Taranto ci sono circa 10.300 dipendenti Ilva e più di 4.000 dipendenti delle ditte dell’indotto. Come si fa ad affermare che si garantirà lavoro e diritti a tutti? Fino al 2023 con le scatole cinesi? E non allo stesso reddito attuale? C'è chi mente sapendo di farlo».
Cosi «come l’imprenditore - aggiunge l’operaio - vuole ottenere il profitto, gli operai lavorano per realizzarsi ed i cittadini chiedono la tutela della salute. Non giova a nessuno vivere e lavorare male. Le colpe di questo disastro non sono dei lavoratori e dei cittadini e, da un certo punto di vista, neanche dell’impresa che pensa a fare solo profitto».

Le responsabilità, insiste l’operaio, «sono della politica e del governo italiano che doveva controllare e far rispettare le leggi invece di fare altro. Non dobbiamo essere noi ed i cittadini a pagare sempre le conseguenze dei danni provocati da altri. Non facciamoci scappare questo treno e costruiamo un’Ilva diversa perché si può fare acciaio con serietà. Facciamo in modo - conclude Vernile - che in futuro si parli di Ilva e di Taranto positivamente e non come è accaduto negli ultimi 50 anni in termini di morte e malattia. Il populismo e la propaganda (di sinistra, destra o M5S) non servono a nulla. Serve il coraggio di tutti. E’ arrivato il tempo di cambiare la storia».

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