ROMA - Dopo tre giorni di trattativa fiume, sempre a rischio rottura, nel pomeriggio i sindacati hanno deciso di sospendere il confronto e avviare assemblee informative nelle fabbriche Ilva, decidendo la mobilitazione.
A far traboccare il vaso è stato, secondo quanto riferiscono i sindacati, il passo indietro di ArcelorMittal (controllante di Am Investco, le newco candidata ad acquisire l’Ilva) sui livelli occupazionali. «Il confronto - affermano i sindacati in una nota congiunta siglata anche dall’Unione dei sindacati di base (Usb) - ha di fatto messo a nudo la volontà di Am InvestCO di non volersi smuovere da quanto previsto dal contratto di aggiudicazione del 5 giugno. Mittal ha pertanto confermato la proposta occupazionale iniziale, ovvero al di sotto dei 10 mila lavoratori impiegati fino all’attuazione del piano industriale per tornare successivamente alla casella inizialo di 8.480». Questo numero ha spinto i sindacati a sospendere la trattativa. Decisione che anche il viceministro Teresa Bellanova ha condiviso constatando che fosse necessaria per le parti «una pausa di riflessione».
Di sicuro oggi, più ancora di ieri, la tensione fra azienda e sindacati è salita alle stelle. La stessa Bellanova, in uno dei momenti più tesi della trattativa, avrebbe detto ai rappresentanti di AmInvestco che «il confronto non si porta avanti con le provocazioni». In serata è stata una nota del Ministero dello Sviluppo Economico (e non una dichiarazione del viceministro) a parlare per il Governo. Nell’auspicare un "ritorno al Tavolo con approccio più costruttivo» il dicastero guidato da Carlo Calenda tiene a rifare il punto sui numeri.
«Gli impegni già assunti dall’azienda - scandisce la nota - comprendono 10.000 assunzioni e il mantenimento del livello salariale comprensivo degli scatti di anzianità. In questi mesi, sono stati fatti passi avanti nel confronto su tanti aspetti: rimane il problema di individuare modalità condivise per assicurare a tutti i lavoratori tutela occupazionale». In questi mesi, ricordano dal Mise, Palazzo Chigi ha sostenuto la trattativa con numerosi provvedimenti, «non ultima la garanzia di ammortizzatori sociali per i prossimi 5 anni» e altri "ulteriori significativi provvedimenti» possono ancora essere messi in campo «se si verificasse una seria volontà delle parti" a raggiungere un’intesa. Una promessa che però viene fatta da un governo uscente. L’incertezza dell’esecutivo è riverberata oggi tangibilmente su questa trattativa dove, se sono vere le ricostruzioni, Arcelor Mittal avrebbe fatto quasi carta straccia dell’accordo siglato col Governo italiano impegnandosi a riassorbire «non meno di 10.000 addetti».