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Da Milano alla Lucania, Alessandro rifà «Basilicata coast to coast» a piedi

Da Milano alla Lucania, Alessandro rifà «Basilicata coast to coast» a piedi

 
Lucia De Gregorio

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Lucia De Gregorio

Da Milano alla Lucania, Alessandro rifà «Basilicata coast to coast» a piedi

La storia del 22enne Alessandro Cuneo, il milanese che voleva essere lucano: ha ripercorso il cammino di Papaleo nel film

Mercoledì 17 Maggio 2023, 08:00

Storia di un milanese che voleva essere lucano. Potremmo riassumere così la vicenda di un giovanissimo estimatore della Basilicata che ha esordito con queste parole durante l’intervista: «Sono milanese, ma odio Milano, è invivibile: avrei preferito essere lucano».

E si sa che bisogna sempre assecondare i propri desideri, in attesa che, magari, si tramutino in realtà. Detto fatto, per Alessandro Cuneo, ventiduenne studente di relazioni internazionali in quel di Forlì, innamorato della nostra regione dopo la visione della fortunata pellicola di Rocco Papaleo, Basilicata coast to coast.

«Vidi il film per la prima volta anni fa e mi piacque moltissimo l’idea di viaggiare da una costa all’altra in maniera lenta. A marzo, mentre mi trovavo in Argentina per uno scambio universitario, ho casualmente rivisto il trailer e ho pensato che era ora di visitarla come piace a me: a piedi, dormendo in tenda, conoscendo così i percorsi, le tradizioni, le persone del posto. Del resto, mentre ero in Argentina, ho riflettuto proprio sul concetto di comodità e su quanto lo diamo per scontato, quasi come il dormire ogni notte su un letto. Volevo, invece, dare il giusto valore alle cose di tutti i giorni».

E come è andata?

«Benissimo. Sono arrivato dalla Toscana in treno, fino a Maratea. Qui ho dormito all’esterno della Chiesa di San Francesco e l’indomani mattina sono andato a Lauria, comune natale di Rocco Papaleo. Quindi, ho raggiunto Moliterno e di lì Tramutola, poi Viggiano, Armento, successivamente Aliano, Tursi e infine Scanzano Jonico».

Insomma, una vera traversata in solitaria dalla costa tirrenica a quella jonica. Cosa è piaciuto di più?

«Sembra banale, ma mi è piaciuto tutto. Se proprio dovessi dire, probabilmente Tramutola e Viaggiano, soprattutto per l’ospitalità della gente, che comunque è stata stupenda ovunque. Ho fatto altri cammini in centro Italia e ho sempre trovato gente ospitale, ma mai come i lucani. A Tramutola ho dormito a casa di un dipendente comunale, a Viaggiano, dei dolcissimi nonnini incontrati al bar mi hanno messo in contatto con il responsabile della locale protezione civile e ho dormito lì, in sede».

Qual è l’immagine che resta nella mente?

«Tante. I panorami sono bellissimi: mi aspettavo una regione secca e arida, invece è verde e le cime dei monti innevate sono pittoresche. Ma soprattutto il turismo di massa propriamente detto non è ancora arrivato e quindi è ancora autentica nei luoghi e nelle persone. Ho incontrato un pastore che pareva uscito da un film degli anni trenta: il suo volto esprimeva una tradizione e una cultura che non ci sono più».

La pietanza più buona?

«Il pecorino di Moliterno: troppo buono!»

Eppure la bella Lucania continua a perdere abitanti e ad essere tra le regioni a rischio povertà. Cosa manca per fare la differenza?

«Forse paga lo scotto di essere in mezzo a territori come Puglia e Campania, che hanno tradizioni millenarie. E forse il marketing pubblicitario non è vincente. Più nello specifico, ritengo manchino una rete di cammini e degli agri campeggi, dove dormire ognuno con la propria tenda».

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