Oggi parleremo di epilessia spiegando cause, diagnosi e terapia di questa patologia. In primis vediamo che cos’è e come riconoscere una crisi epilettica. Si tratta di un disturbo ricorrente che interessa il sistema nervoso centrale. Di solito le crisi epilettiche si presentano all’improvviso con attacchi compulsivi generati da una scarica elettrica anomala che attraversa i neuroni interrompendo temporaneamente le funzioni cerebrali. Per descrivere una crisi epilettica dirò che è caratterizzata da un improvviso mancamento da parte del cane che perde conoscenza, cade su un fianco e comincia ad avere violenti contrazioni muscolari cosiddette tonico cloniche, con il classico intenso movimento degli arti detto di pedalamento, spesso accompagnato da perdita di urine e di feci unitamente ad un altro importante segno clinico: la scialorrea, ovvero un’intensa e profusa salivazione.
Quando ad un padrone di un cane epilettico capita di assistere ad una scena di crisi, soprattutto per la prima volta, ne rimane letteralmente sconvolto. Quella manciata di secondi, che di solito è la durata di una normale crisi (poiché sono autolimitanti da 1 a 2 minuti), per loro sembrano un’eternità. Tutti i padroni si agitano all’inverosimile, ma direi giustamente, poiché pensano che il loro cane essendo in preda a quegli immani sforzi possa morire. Poi anche per un altro importante motivo: durante le crisi epilettiche la lingua del cane viene fortemente contratta e molti padroni pensano che possa essere ingoiata col conseguente blocco della respirazione. Cosa che invece non succede mai. Però spesso alcuni padroni sono indotti a cercare di estrarla, manovra quasi sempre impossibile, poiché oltre ad essere molto contratta e anche viscida e quindi scivolosa per l’eccesso di saliva. Ma aggiungo soprattutto inutile, poiché la respirazione è assicurata tramite le narici.
Inoltre, devo precisare che la suddetta manovra è estremamente pericolosa e quindi sconsigliata: le mani dell’operatore, quando in bocca al cane, potrebbero essere gravemente morsicate per i movimenti incontrollati delle mascelle del cane in preda alla crisi. Questo a volte potrebbe procurare anche danni permanenti a carico delle dita o delle mani dell’operatore.
Un’altra manovra errata che molti commettono è buttare acqua addosso al cane durante una crisi epilettica, cosa assolutamente inutile, perché non percepita dal soggetto totalmente incosciente. Invece, fra le azioni da eseguire in emergenza, é infilare sotto la testa del cane un cuscino o qualcosa di morbido per evitare che possa sbattere ripetutamente la testa sul pavimento. E poi un altro rimedio da adottare, magari con una certa urgenza, è portare al più presto il cane dal veterinario (soprattutto quando le crisi vanno oltre i due o tre minuti). Il medico procederà alla raccolta dell’anamnesi per conoscere la storia clinica pregressa del paziente, in quanto la diagnosi di epilessia è primariamente clinica. Poi procederà a esami ematologici per escludere un eventuale calo glicemico acuto importante, che come è noto può provocare convulsioni, ma anche per capire se il soggetto non è affetto da severi danni epatici, come renali, e non ultimo per accertare o escludere l’ingestione di un tossico come la stricnina, potente convulsivante. Tra gli altri esami diagnostici i più importanti sono l’elettroencefalogramma (poco praticabile nel cane poiché non collaborativo), la risonanza magnetica e, se non fosse possibile, l’esame Tac. Questo tipo di indagine è importante soprattutto quando il paziente è affetto da numerose è prolungate crisi epilettiche, poiché in questi casi si sospetta la presenza di una massa tumorale cerebrale.
Per fortuna questa grave forma patologica cerebrale ha una bassa incidenza rispetto ai frequenti casi di epilessia idiopatica. Dal punto di vista terapeutico è bene sapere che l’epilessia è fondamentalmente una malattia inguaribile. Le cure sono molto importanti perché servono a contenere la frequenza delle crisi epilettiche.
Considerando che gestire un cane epilettico a volte diventa un vero problema per i padroni, è necessario aiutarli oltre che con le terapie mediche appropriate, anche impostando una dieta alimentare di tipo «simil-chetogenica» che potrebbe essere di grande aiuto. Vediamo in cosa consiste: deve essere ricca in acidi grassi e con un’assoluta ridimensione dei carboidrati, infatti da molti studi è stato dimostrato che con l’aggiunta di trigliceridi a media e lunga catena nel loro cibo, migliorano le crisi epilettiche. Sono gli acidi grassi omega 3 presenti soprattutto nel pesce azzurro e nel nostro olio extravergine di oliva, che sono ricchi di acidi grassi polinsaturi essenziali a lunga catena e che in questi pazienti, oltre all’azione antinfiammatoria e neuro protettiva, risultano anche anti-eccitatori. Così facendo si dà a Cesare quello che è di Cesare, andando incontro ai gusti del paziente che è un carnivoro e attuando anche un’importante prevenzione dalle allergie alimentari.