Sabato 06 Settembre 2025 | 11:32

«Milanista per Rivera. Decaro alla Regione? Un bomber di razza», parla Amati

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

«Milanista per Rivera. Decaro alla Regione? Un bomber di razza», parla Amati

«Era vietato rovinare il muro nella stanza con i poster… Li avevo ma li piegavo. Uno che conservo è quello dell’Italia del 1982, vincitrice a Madrid dei Mondiali»

Lunedì 22 Maggio 2023, 12:26

Fabiano Amati, consigliere regionale e commissario di Azione in Puglia. Il suo rapporto con il calcio?

«Ho una ragionevole passione, diventata ragionevole negli anni, perché da ragazzo era molto accesa. Più passano gli anni e più preferisco guardare le partite, evitando di commentare, anche perché ci sono fin troppi competenti…».

Il suo cuore batte per…

«Per il Milan. Ero affascinato da Gianni Rivera, alla fine della carriera. Quando giocavo le partite per strada autocommentando l’azione, mi definivo “Rivera-Rivera”. Poi però mi innamorai di un calciatore troppo simpatico, che generava “entelechia”, famoso per una volta e una volta per sempre: era Ruben Buriani, aveva una chioma bionda. Era un faticatore del centrocampo, ma non gli era assicurata la gloria. Poi ogni tanto mi piaceva giocare alla Buriani. Era il Milan di Liedholm, quello della decima stella…».

Va allo stadio?

«Ogni tanto. negli ultimi tempi molto meno. Ho seguito con interesse il Bari al San Nicola».

La sua prima volta?

«A Fasano. Per una partita di serie D, contro l’Ercolanese: mio padre non voleva andassi sulle gradinate, per vari motivi. Ricordo un Fasano-Casoria 0-0, con i tifosi campani che spararono un capo di arma da fuoco contro i fasanesi. Fu colpito di striscio un tifoso che conoscevo. Allora lo stadio era una giungla».

Ha giocato a calcio da ragazzo?

«Ero un terzino sinistro, da non mancino avevo la chance di tirare con maggior forza di destro. Erano i tempi in cui esplodeva la stella di Paolo Maldini, un fluidificante con attitudini offensive».

Ha avuto un campione da poster nella cameretta?

«Era vietato rovinare il muro nella stanza… Li avevo ma li piegavo. Uno che conservo è quello dell’Italia del 1982, vincitrice a Madrid dei Mondiali. Avevo visto tutte le gare precedenti in un parrucchiere sotto casa, dove si riunivano i lavoratori della via. Ricordo il clima euforico. Dopo la finale comprai il giornale per conservare la memoria della notte vittoriosa».

Passando alla politica, Renzi e Calenda non si passano palla come i famosi Holly e Benji del cartone pallonaro giapponese.

«So solo che entrambi hanno delle idee che dovrebbero essere come grandi lanci di precisione. Entrambi sostengono la libertà, sono liberaldemocratici, ovvero quelli che con fantasia fanno un lancio lungo. L’antitesi di chi fa piccoli passaggi per preservare la propria confort-zone. La libertà consente di giocare a testa alta… Nonostante i loro “piedi buoni” non hanno grande intesa».

Michele Emiliano?

«Vorrebbe giocare in tutti i ruoli: l’allenatore, il giocatore, il tifoso, il commentatore, il presidente della squadra. E gli capita che quando vede un infortunato, vorrebbe essere l’acciaccato che esce dal campo tra gli applausi. Ho perplessità invece quando fa l’allenatore: dovrebbe mettere in campo i migliori, mentre sceglie solo quelli che gli passano la palla anche se soli davanti alla porta avversaria, consentendo così alle difese di recuperare lo svantaggio. E i tifosi-cittadini piangono in tribuna…».

Lei è stato eletto nel Pd, ora gioca al centro. Come si trova in questa nuova posizione…

«Gioco sempre nella stessa posizione, è il Pd che non ha mai giocato con lo schema giusto, ma con un modulo atipico. L’arbitro dà il fischio d’inizio e il Pd litiga nello spogliatoio, salvo poi mettere in campo adulatori senza idee».

Le prossime regionali: in panchina c’è un bomber come Antonio Decaro…

«In questo momento è l’uomo che ha maggiore popolarità, e può essere un cannoniere di razza in Via Gentile».

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