BARI - Dalle rinunce obbligate dall’ultimo Dpcm a come mantenersi in forma fino a come potrà proseguire lo sport di alto livello. Sono tante le domande che si pongono i componenti di un mondo duramente colpito dagli effetti della pandemia da coronavirus. Domenico Accettura, presidente regionale per la Puglia della Federazione dei medici sportivi, fornisce ogni spiegazione, in modo da fronteggiare giorni difficili per chi ama lo sport.
Domenico Accettura, che situazione stiamo vivendo sul piano sanitario?
«I dati sono eloquenti: la curva dei contagi è in ascesa, ci attendono mesi nei quali la prudenza dovrà regnare sovrana. Ritengo che in primavera potremo avere mezzi più efficaci per combattere la pandemia tra cure testate o primi vaccini, ma fino ad allora bisognerà resistere».
Il mondo dello sport è stato duramente colpito dall’ultimo Dpcm: era inevitabile?
«Lo sport di base subisce un ridimensionamento radicale. Il dispiacere è immenso, ma è comprensibile l’omologazione del nostro settore a quelli di altri rami produttivi. Sarebbe stato iniquo lasciare aperti luoghi di sport a fronte della drastica riduzione di un asset come la ristorazione».
Palestre e piscine sono potenziali luoghi di contagio?
«Le piscine no: il cloro è un potente disinfettante, le distanze tra chi nuota sono in sicurezza. Per le palestre il discorso è un po’ diverso perché si tratta di attività al chiuso: tuttavia, contingentando gli ingressi e con un’opportuna sanificazione degli attrezzi si può attenuare al minimo il rischio di diffusione del virus. Però bisogna pure considerare il passaggio negli spogliatoi, nonché la mobilità per raggiungere tali luoghi: il contagio può avvenire anche con ciò che circonda le attività, non soltanto nel momento stretto in cui le si svolge».
Come si può praticare attività sportiva adesso?
«La libertà di circolazione non è per ora pregiudicata. Allenarsi in modo isolato è consentito, dedicarsi magari anche ad una lunga passeggiata sfruttando le ore di sole sarebbe persino consigliato non solo per tenere il corpo attivo, ma soprattutto per fortificare le difese a livello psicologico».
Lo sport di alto livello prosegue: giusto così?
«Le società professionistiche possiedono le risorse per rispettare i protocolli e per attuare contesti simili alle cosiddette “bolle”. L’Nba o il Giro d’Italia con casi molto circoscritti nonostante la gran mole di persone che coinvolge sono esempi virtuoso di come si può organizzare lo sport. Penso, quindi, che sia giusto tenere in vita un settore produttivo essenziale».
Svariate atleti contraggono il coronavirus: le loro carriere possono risultarne pregiudicate?
«Gran parte degli sportivi reagisce in modo asintomatico e questo approccio soft con la malattia induce a pensare che possa non causare conseguenze. Peraltro, chi risulta positivo deve poi sottoporsi a mirati accertamenti prima di tornare idoneo: tra cui test da sforzo o tac ai polmoni. Non conosciamo ancora, però, le conseguenze a lungo termine di un virus che coinvolge l’intero sistema vascolare. Pertanto, la dedizione dei professionisti dello sport ad alto livello deve essere totale per preservare la salute».