È stato tra i calciatori del Lecce dal rendimento più continuo della stagione 2024/2025 e si è appuntato al petto la medaglia di avere griffato con un suo gol la vittoria centrata sul terreno della Lazio, che è valsa la terza storica salvezza consecutiva in serie A. Nell’annata in corso, Lassana Coulibaly si sta ripetendo agli stessi livelli del campionato precedente ed ha già firmato due reti pesantissime, entrambe al “Via del Mare”, contro il Bologna e contro il Torino.
«Il maliano è un centrocampista completo, dotato di notevole fisicità ed in grado di abbinare tanta quantità ad una buona qualità di gioco. Può essere impiegato in tutti i ruoli della zona nevralgica del campo. Se, come sta accadendo dalla fine del torneo 2024/2025, continuerà a farsi trovare pronto al momento della finalizzazione, allora la sua caratura crescerà ancora. Inoltre, è un professionista esemplare, un ragazzo che si mette a disposizione dello staff tecnico e del collettivo, con la massima abnegazione. Insomma, quando lo ha ingaggiato nell’estate 2024, il “direttore” Corvino ha effettuato l’ennesima scelta azzeccata della sua carriera, il che non mi sorprende affatto perché è abilissimo a fiutare i “colpi” da mettere a segno, sia quando punta su prospetti già noti in Italia che quando va a “pescarne” qualcuno all’estero». A parlare di Coulibaly è Stefano Colantuono, 63enne trainer di lungo corso, che ha allenato il maliano nel campionato di massima serie 2021/2022, nelle file della Salernitana.
«Di Lui posso solo parlare bene - aggiunge il tecnico romano - Per quanto riesce ad esprimere sul terreno di gioco, ma anche sul piano umano. Infatti, dà ampie garanzie pure dal punto di vista morale». A cavallo tra metà dicembre e metà gennaio, il Lecce dovrà fare a meno di Coulibaly in quanto sarà impegnato in Coppa d’Africa con la sua nazionale: «Per il team salentino si tratterà di una assenza di rilievo perché dovrà rinunciare ad un centrocampista che si esprime con notevole continuità, ad un calciatore che, da quando milita in giallorosso, è stato una pedina-chiave per tutti gli allenatori che si sono avvicendati alla guida della squadra. Ma si sa in partenza che, ogni due anni, i giocatori africani di primo piano partono per rispondere alla chiamata delle rispettive rappresentative. Va messo in conto».
Nel centrocampo del Lecce sta emergendo Medon Berisha, classe 2003, che ha sin qui segnato due gol ed ha regalato lampi di buona tecnica: «Viene impiegato con continuità per la prima stagione. Pertanto, non lo conosco benissimo. Ma ha senza dubbio prospettive interessanti. D’altro canto, come accade a tutti i giovani quando iniziano ad avere parecchio spazio, bisognerà dargli la possibilità di sbagliare senza essere subissato da aspre critiche».
Tra i supporter del Lecce c’è chi punta il dito contro i centravanti Nikola Stulic e Francesco Camarda, che hanno segnato una sola rete in due: «Entrambi sono alla prima avventura in A. Che piaccia o no serve pazienza. So che in Italia ce n’è poca, che da un attaccante si pretendano i gol. Ma l’ex Milan non ha ancora compiuto 18 anni e, pur provenendo da un grande club e pur essendo talentuoso, non è affatto semplice, per lui, essere subito performante. Per il serbo le difficoltà sono altrettante in quanto viene da un altro calcio ed è approdato in un torneo che non è il più spettacolare del mondo, ma certamente il più complicato perché molto tattico. Mettergli pressione non giova a nessuno». Con i tre punti conquistati contro il Torino, il Lecce è salito a quota 13: «Un bottino in linea con il cammino di un complesso che ha quale obiettivo la permanenza. Da quota 14, occupata dai granata diretti da Baroni, in giù sono coinvolte otto formazioni. C’è bagarre. Per la salvezza, la volata vera e propria inizierà a febbraio, ma continuerà a coinvolgere a lungo diverse compagini». Tra le pericolanti, Fiorentina e Verona sono le più attardate, staccate di cinque lunghezze da quella quart’ultima piazza che garantisce di conservare la categoria: «La “Viola” vanta una rosa di alto livello, costruita per puntare alle zone nobili della classifica. Per caratura dovrebbe riuscire a tirarsi fuori dai guai. Ma società, tecnici, calciatori e tifosi non avrebbero mai immaginato di trovarsi tanto in basso e questo potrebbe essere un handicap gravissimo. Gli scaligeri erano consapevoli in partenza che avrebbero dovuto soffrire. Hanno il tempo per risalire la china, ma devono evitare di perdere troppo terreno perché poi recuperare non è semplice».















