Il ritorno di Vincenzo Vivarini a Bari sembra il capitolo inatteso di un romanzo ritenuto concluso. Invece no. Cinque anni dopo, eccolo di nuovo qui, a rimettere le mani in un motore che tossisce, sbanda e manda segnali d’allarme da ogni parte. Stasera, a Castellammare di Stabia (ore 19.30), la storia riparte da zero o quasi. E il nuovo allenatore si presenta così, senza fronzoli, con la schiena dritta e un senso di responsabilità che non ha bisogno di essere enfatizzato. Per rompere il ghiaccio, Vivarini parte da ciò che ha sempre sentito dentro: «Al richiamo del Bari non si può dire di no. Vorrei portare tanto entusiasmo e risultati. Qua è importante fare bene. Sono cosciente delle difficoltà».
La cicatrice della finale playoff di C nel 2020 persa a Reggio Emilia non si è mai del tutto chiusa. «Abbiamo poco tempo per lavorare e con partite in successione. Bisogna parlare poco e lavorare il più possibile. Ci siamo buttati in questa avventura per cercare di risolvere i problemi. Dovremo aggiustare la fase di non possesso. In questi ultimi due giorni, si è lavorato sui primi 40’ di Empoli dove si sono mantenute certe consegne, una logica».
La disfatta di Empoli, però, è una montagna che va scalata guardando prima il fondo da cui si parte. Il tecnico lo fa senza nascondersi: «Ci sono delle criticità e situazioni da risolvere. Quando stacchi la spina succede quello che è successo. Dopo i 40’ c’è stata una pazzesca metamorfosi. Un disastro tattico e mentale. La benzina e il fuoco che possono accendere i giocatori. Fuoco che ora è spento». E allora, mentre la squadra non vince fuori casa da febbraio, l’obiettivo minimo diventa un imperativo categorico: non sbagliare più l’atteggiamento. «Tre punti sono determinanti e importanti. Non dovremo far tirare in porta la Juve Stabia e avere grande disponibilità e sacrificio per 100 minuti». Sul mercato di gennaio il discorso diventa quasi esistenziale. Non vuole illusioni e scontri ideologici: «Non rimasi a Bari proprio per questo motivo. Adesso, la mia priorità è il presente. Vi chiedo un aiuto in questo momento di grande crisi. Conta il campo. Per vincere serve l’aiuto di tutti. Non sono un mago. Insieme ne possiamo venire fuori».
E poi arriva il cuore della questione, il punto dove si annida il malessere più grande: la fragilità mentale. Il blackout che spegne tutto, ogni volta. «Non ho a che fare con una squadra di ragazzi, ma con uomini esperti. Le problematiche sono diverse, concatenate tra loro. I giocatori sono molto insicuri. Gli servono delle certezze ed esuberanza. Essere sempre negativi può essere un problema. Anche cambiare troppo».
«Ringraziamo Caserta e il suo staff - si aggancia il ds Beppe Magalini - hanno lavorato con serietà. Vivarini era la nostra prima scelta. Può dare organizzazione e tecnica e calciatori di valore. L’episodio dell’aereo dopo Empoli è stato ingigantito». «I ragazzi sono dispiaciuti - si accoda Valerio Di Cesare -. Spero diano tutto per uscire da questa situazione. Dopo Empoli ho espresso un concetto, forse male, ma senza offendere nessuno. Eravamo nervosi». E Magalini guarda avanti: «Col presidente sentiamo la linea ogni giorno. A gennaio ci faremo trovare pronti. I valori ci sono. Se guardiamo la classifica, è tutto sbagliato».















