Durante la Seconda Guerra Mondiale, Antonio, clarinettista italiano trasferitosi a Praga, e la sua compagna Martina, violinista cecoslovacca, vengono deportati nel vicino campo di concentramento di Theresienstadt, più noto come ghetto di Terezin. È da tale fatto storico che parte il figlio d’arte (di Johnny Dorelli e Catherine Spaak) Gabriele Guidi per costruire il suo primo film da regista Terezin, da oggi disponibile in prima visione streaming su Prime Video. Una data non casuale, visto che nel mondo si celebra il giorno della Memoria.
Terezin è un campo da «detenzione modello», scelto dalla propaganda nazista per ingannare la comunità internazionale attraverso un «programma di abbellimento» mirato a mascherare le vere condizioni dei lager, concedendo ai musicisti anche la possibilità di suonare i propri strumenti e tenere concerti. In realtà, a Terezin avvengono le stesse atrocità commesse negli altri campi, ma la musica può diventare un’ancora di salvezza nel mezzo dell’orrore dell’Olocausto.
A partire dal 1941 l’intera Terezin venne circondata da un muro e successivamente destinata alla funzione di ghetto, dove fu deportato un gran numero di artisti, poeti, musicisti e compositori d’orchestra, che doveva essere presentato al mondo dalla propaganda nazista come un modello di insediamento ebraico in cui gli ebrei vivevano serenamente, in un periodo in cui in Europa iniziavano a diffondersi insistentemente le voci sugli orrori dei campi di sterminio.
Guidi tira fuori un lato inedito della vita vissuta dai deportati ebrei nei primi anni Quaranta. Nell’orrore di Terezin vibra, come la loro appassionata musica, il sogno di Antonio (Mauro Conte) e Martina, interpretata da Dominika Zeleníková.