Nella media cultura moderna la Venere di Milo ha simboleggiato la bellezza femminile quale era intesa nel mondo classico, tanto che le sue proporzioni sono state assunte come base per concorsi di bellezza dei giorni nostri. Riprodotta, copiata, distorta, contraffatta. Lei - la Venere di Milo, una stella del Museo del Louvre - resta uno degli enigmi più belli del mondo dell’arte: un canone di bellezza classica, un corpo sorprendentemente sensuale, un’aura accresciuta dai molti misteri che circondano la storia della sua creazione. Questa è la storia del documentario di Natacha Giler «La Venere di Milo, una per tutte» - prodotto da Yuzu Productions in coproduzione con Anemon Productions, Arte France, Cosmote, Svt - in onda oggi alle 19.25 su Rai 5.
Da Auguste Rodin a Jim Dine, da Salvador Dalì a Beyoncé, da Buster Keaton a Brigitte Bardot, attraverso gli occhi dei suoi ammiratori, le parole degli esperti, i progetti degli artisti e le rivendicazioni femministe, questo film racconta la storia della Venere fin dal suo ritrovamento in Grecia nel 1820. Sebbene porti il nome della sua isola di origine, è a Parigi che la Venere diventa una diva. Il suo arrivo al museo del Louvre nel 1821 suscita scalpore. Da ideale di bellezza classica, ma al tempo stesso conturbante per la sua enigmatica mutilazione, passando per le interpretazioni che le sono state date dalle diverse correnti artistiche - dal romanticismo al surrealismo, fino all’arte pop e alle riproduzioni postmoderne - la Venere di Milo ha assunto nel tempo valori e significati sempre diversi, riuscendo a rappresentare anche le donne di oggi.