C’è una linea sottilissima che unisce Bari e Pescara alla vigilia dello scontro più delicato della stagione. Un filo che intreccia destini, panchine e umori di due piazze ferite, che oggi si guardano allo specchio con la stessa, identica inquietudine di salvarsi. Tre settimane fa Vincenzo Vivarini sedeva sulla panchina biancazzurra. Oggi guida un Bari spaesato, fragile, in cerca di un’identità che tarda ad arrivare. Dall’altra parte c’è Gorgone, chiamato a rimettere insieme i cocci di un gruppo in difficoltà. Sembra quasi una partita scritta dal destino. L’ex che conosce a memoria pregi e difetti degli avversari, e una squadra che non può più permettersi né alibi né sconti.
Il Bari arriva senza la voce dei suoi tifosi, che manifesteranno in mattinata e poi resteranno fuori dal San Nicola. Una scena surreale. La partita più importante, giocata nel silenzio di una frattura che nessuno ha ancora saputo ricucire. Dall’altra parte il Pescara sa che può colpire, perché questo Bari è vulnerabile, timido, spesso impaurito. Serve coraggio, serve anima, serve una scossa. Perché stavolta non basta portare a casa un punto. Bisogna ripartire davvero. Lo sottolinea anche mister Giorgio De Trizio, doppio ex di entrambe le squadre.
De Trizio, che effetto può avere su una partita così delicata il fatto che sulla panchina del Bari sieda un abruzzese come Vincenzo Vivarini, che fino a tre giornate fa guidava proprio il Pescara?
«Con tutti i problemi che ha il Bari, questo particolare non influirà. A Bari cambiamo allenatori ogni mese, ma la situazione resta invariata. Vivarini sentirà belle sensazioni. Gli altri no».
Come valuta il cambio in corsa del Pescara, passato da Vivarini a Gorgone?
«Ho visto le ultime due gare del Pescara. Una squadra agile e veloce. Davanti c’è Di Nardo, uno che fa reparto da solo. Abbastanza bravo. Per il resto, arriva un Pescara non eccezionale, tutt’altro che difficile da battere. Per il Bari sarà comunque una partita trappola dove bisognerà amplificare la concentrazione».
Per il Bari si tratta di una gara che vale molto più dei tre punti. Quanto è pericoloso affrontarla senza il sostegno del pubblico, che resterà fuori dallo stadio?
«La contestazione si protrae ormai da mesi, intrappolati dalla multiproprietà. Sia i tifosi che i De Laurentiis. L’apporto degli ultras è fondamentale. Ora sta solo ai giocatori essere più cattivi nello svolgere il loro compito».
A Castellammare di Stabia il Bari ha prodotto un solo tiro in porta in 95 minuti. Quanto ritiene allarmante questo dato, soprattutto per una squadra che deve salvarsi?
«Giovedì non ho visto passi avanti. Nemmeno dal punto di vista emotivo. Speriamo di prendere punti anche con prestazioni sufficienti. Almeno quelli ti danno la possibilità di lavorare con una certa continuità».
La fragilità difensiva resta evidente: due gol annullati e un palo subito contro la Juve Stabia. Secondo lei, basterà il lavoro di Vivarini o servono interventi immediati dal mercato?
«Se vuoi fare bene devi avere gente forte. Questi fanno la differenza. Vanno individuati profili di personalità che giochino e siano già pronti per giocare. Di solito, accade il contrario. Arriva gente inattiva e da recuperare. Non c’è tempo. Diversamente, meglio restare come stiamo. Per esempio, mi chiedo come mai sia stato mantenuto uno come Pereiro. Io credo che il vero fallimento del Bari sia di natura tecnica. Servono consigli da Napoli da dove potrebbero arrivare in prestito loro giocatori di proprietà oggi poco utilizzati tra A e B».
Dalla sua esperienza di campo, quanto pesa in un momento simile il fatto che lo spogliatoio del Bari sembri tutto fuorché compatto?
«Il lavoro di Vivarini dovrà essere proprio sul piano mentale. Calciatori di esperienza ce ne sono. Quindi è sulla testa che occorre intervenire».
Vivarini parla spesso di “unità di intenti”, ma società, tifosi e squadra appaiono distanti. Quali passi concreti ritiene necessari per ricostruire un ambiente unito attorno alla squadra?
«Solo il campo trascina e risolve tutto. Dipende dai giocatori, dei quali non ho mai visto un assalto alla porta avversaria per portare a casa la vittoria. Su questo tasto deve spingere Vivarini».
I giocatori che dovevano fare la differenza stanno deludendo. Come interpreta la difficoltà di elementi come Castrovilli e Partipilo, soprattutto in un contesto tattico che ha bisogno di personalità?
«Sono tutti coinvolti dai problemi generali. Non bastano due elementi per essere competitivi».
Guardando alle prossime settimane, pensa che Bari-Pescara possa diventare uno spartiacque della stagione? E quali segnali si aspetta dal Bari per poter parlare finalmente di ripartenza?
«Contro il Pescara, più del gioco servirà lottare su tutti i palloni. Una costante pressione sugli avversari. Si deve ripartire dalle basi, dai movimenti scolastici e semplici uniti ad una grinta ai massimi livelli».
















