MILANO - Amelie è una ragazza di New York, in Italia per la seconda delle due date milanesi del «The Eras Tour» di Taylor Swift, domenica 14 luglio, caduto nel giorno del suo primo anniversario di matrimonio. Ci incontriamo aspettando in fila per andare nei bagni di San Siro prima del concerto, e lei vedendo i miei polsi nudi mi regala immediatamente un braccialetto dell’amicizia, fatto a mano, si usa così fra gli «Swifties». C’è scritto «This night is flawless», è un verso del brano «Enchanted». «Sai, questa è una notte epocale - mi dice - è una notte che ognuno di noi ricorderà per sempre, a modo suo». E finito lo show, posso confermare che Amelie aveva ragione. Ecco quindi dieci cose che rimarranno nella storia di questo weekend del 13-14 luglio 2024, che a prescindere dal gusto personale e musicale nei confronti dell’artista ha rappresentato qualcosa di unico per quanto riguarda l’impatto sociale. La definizione di «concerto» è riduttiva. Qui si parla di esperienza.
1) L’attesa. I biglietti per le due date di San Siro sono stati messi in vendita un anno fa, il 13 luglio 2023. 365 giorni di preparazione, aspettative, spoiler sui social per vedere ciò che stava succedendo nelle altre tappe del tour in giro per il mondo. E negli ultimi giorni gli accampamenti in tenda, le liti per la fila per il parterre di cui parlavano anche i tg, quell’ansia che qualcosa potesse andare storto, perfino un paio di nubifragi. E poi, finalmente, le lacrime: lacrime di gioia non appena Taylor compare sul palco, quasi a sfogare tutta quell’adrenalina di un anno di speranza. Lacrime di tristezza una volta che è tutto finito, perché l’attesa dura un anno, lo show «solo» tre ore e quindici. Per fortuna restano i ricordi, e quelli non hanno una scadenza. Almeno fino al prossimo concerto.
2) L’atmosfera internazionale. Sarà che il live è iniziato che il sole era ancora alto su Milano, sarà stata la presenza di una folla cosmopolita (tanti fan da tutta Europa, ma anche americani, giapponesi, australiani, e chissà da quali altre parti del mondo). Non sembrava di essere in Italia, ma fa tutto parte della magia di show di questa portata, che abbracciano tutto il mondo, senza differenze. A farti tornare con i piedi nel Paese ci pensa solo il bagarino fuori dai tornelli: «Fasceee, fasce-ricordo a cinque euro, affare!!!».
3) Le scenografie. Ce n’è una per ogni «Era», il plurale è obbligatorio. Giochi di luci con i braccialetti distribuiti all’ingresso (e che si potevano portare a casa, a differenza di altre occasioni, come il concerto dei Coldplay), che si illuminano a tempo e a ritmo di musica. Fiamme, ledwall animati, ballerini, biciclette fluorescenti. Non manca nulla, eppure in tutta questa magnificenza l’elemento che resta di più nel cuore è la casetta immaginaria che accompagna il disco «folklore»: «Durante la pandemia ho visualizzato nella mente questo luogo, come se stessi scrivendo da qui le canzoni - racconta Taylor Swift dal palco - c’era tanto buon vino, e i brani uscivano uno dopo l’altro». Un luogo dell’anima.
4) La solidarietà tra gli «Swifties». Uno dei meriti che bisogna dare a Taylor è quello di essere riuscita a trasferire valori di armonia, accettazione, sostegno a tutta la sua community. I fan hanno contribuito attivamente allo spettacolo, spendendo tempo ed energie per creare outfit a tema, regalando continui applausi, urla, risposte in punti precisi dei brani. E soprattutto sembrano propensi a darsi una mano l’un l’altro se ci sono difficoltà: a chi non ha un braccialetto dell’amicizia, simbolo di questa solidarietà, ne viene subito fornito uno; si chiacchiera con i vicini di posto sconosciuti, ci si chiede qual è l’album preferito, non si usano i telefoni nell’attesa, lo scambio umano vince. Si applaude quando parte una proposta di matrimonio (è quasi una consuetudine su «Love story»). Ci si fanno i complimenti sull’abbigliamento. In una società in cui si tende a invidiare e denigrare, è uno spiraglio promettente.
5) L’organizzazione di San Siro. Ineccepibile. Acqua gratis e teli parasole per chi ha aspettato in fila sotto il caldo. File per i bagni tutto sommato gestibili. Personale preparato e disponibile. Poi per statistica c’è chi avrà avuto esperienze negative. E non è andata altrettanto bene con i trasporti, specialmente al ritorno, ma non è questo il luogo per approfondire.
6) Il pop «trasversale». Volendo estremamente semplificare, la musica di Taylor Swift è, allo stesso tempo, spensierata, grintosa, contemporanea, a tratti onirica. Il ventaglio di generi che abbraccia è piuttosto ampio, e questo si riflette nel pubblico. Cantano i bambini, cantano i genitori, cantano orde di ragazzi e ragazze, canta perfino qualcuno di una certa età. E con una discografia ormai così vasta, ogni canzone diventa la «preferita» di tanti.
7) Le polemiche di chi non comprende questo successo. I gusti musicali sono sempre molto soggettivi. Ma il fatto che questa ragazza riesca a muovere l’economia mondiale, avere un peso sociale, mandare in estasi milioni di fan nel mondo semplicemente facendo musica, è un dato di fatto. E a volte le cose non vanno necessariamente capite, basta accettarle.
8) L’umanità di Taylor Swift che si commuove per il calore del pubblico italiano. C’è stato in entrambi gli appuntamenti un momento in cui è partito un applauso lungo più di un minuto, che non accennava a fermarsi. La cantante guardava questo stadio stracolmo con aria commossa, quasi incredula. Ed è in quell’espressione che si rivela tutta la sua umanità, al di là di chi la descrive come l’americana perfetta, bionda occhi azzurri che risponde al più banale cliché, voce gradevole, macchina da soldi. C’è molto, molto di più.
9) L’affetto per chi è rimasto a casa. I biglietti sono andati polverizzati in una manciata di secondi. Da un paio di settimane era possibile provare a trovare qualcuno che li rivendesse, ma sono stati casi sporadici. I fan, però, non si sono persi d’animo, e hanno organizzato l’ascolto del concerto fuori da San Siro, per entrambe le serate. Asciugamani per sedersi sull’asfalto, birre ghiacciate per combattere il caldo torrido, niente braccialetti luminosi ma l’emozione è quasi la stessa, e a costo zero. Tanti video-ricordo di questa contro-esperienza, ma per qualcuno c’è stato un lieto fine: un biglietto rivenduto su Fansale, la rivendita ufficiale di TicketOne, mezzora prima dell’inizio del concerto. Una giovanissima, uscita di casa pensando di ascoltarlo da fuori, poi si è ritrovata dentro. Magia della musica, magia di Taylor Swift.
10) La normalizzazione dell’andare ai concerti da soli. Questo punto finale è una dedica per Gabriella, una ragazza pugliese che ho conosciuto perché era seduta accanto a me. Ha poco più di vent’anni, è una studentessa che lavora per pagarsi l’università e per concedersi qualche concerto, come questo. Pochi lussi: si viaggia in autobus di notte per risparmiare il pernotto, ma nei suoi occhi ho visto l’entusiasmo di chi ha deciso di non ascoltare la vocina nella testa di chi dice che fare le cose da soli non va bene. E infatti si è divertita da morire. Non era sola, eravamo decine di migliaia insieme a lei, tutti lì per lo stesso motivo. E l’invito viene davvero dal cuore: non c’è nulla di sbagliato, di «sfigato» nel farsi un regalo del genere, come il concerto del tuo cantante preferito, anche se non hai amici che vengano insieme a te. Ti ho pensato per tutto il tempo mentre sto scrivendo questo pezzo, Gabriella. Se Taylor sapesse che sei andata a sentirla, e come te chissà quanti altri, che avete cantato all’unisono e siete stati gruppo, famiglia anche solo per una notte, sarebbe molto orgogliosa.