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Quando Mario Soldati fece (ri)scoprire l’America agli italiani

 
Alessandro Salvatore

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Alessandro Salvatore

Quando Mario Soldati fece (ri)scoprire l’America agli italiani

Lunedì 24 Giugno 2024, 09:10

Erre moscia, baffi, una personalità spiccata, come un giocoliere tra il tardo romanticismo, il crepuscolarismo piemontese e soprattutto il saggismo contemporaneo, inconsapevolmente Mario Soldati fu un pioniere dell’autofiction. L’intellettuale torinese dalle più facce degne di un mimo trasformista è il protagonista della puntata de «L’altro 900» in onda oggi alle 22.55 su Rai 5. Quando nel 1929 decide di scappare dall’Italia fascista, Soldatu ha due certezze: «Voglio andare in America e voglio diventare americano». Giovane professore di storia dell’arte italiana, approda in una New York reduce dal crollo di Wall Street. Dalla sua esperienza nascerà il romanzo America primo amore. Dirà poi, con un tocco di nostalgia divertita nell’ultima intervista concessa nel 1992, che il mese più bello della sua vita è quello trascorso sulla nave che da New York lo porta a Trieste due anni dopo: «Io che volevo diventare americano, sono ridiventato italiano».

E in Italia Soldati si dedica al cinema, incontrato negli Stati Uniti e per cui nutre sentimenti ambivalenti. Sosterrà di averlo fatto controvoglia e per soldi, ma tutti i suoi libri parlano di attori. Sarà un grande regista di pellicole come Piccolo Mondo Antico. Non metterà mai in scena soggetti propri ma lancerà nuovi talenti e litigherà spesso con i produttori perché: «Oggi c’è la moda del realismo, ma questa moda consiste nel chiamare reale soltanto ciò che è normale e verosimile. Mentre la realtà, a scrutarla fino in fondo, è sempre inverosimile e anormale». Per Soldati, in fondo ad «ogni finzione c’è il vero».

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