Torna anche quest’anno, come di consueto, l’alfabeto semiserio della calda estate materana. Dalla A alla Z, ecco un abbecedario sentimentale e disincantato che usa ogni lettera per fotografare con parole scelte le mille sfumature dell’estate materana. Un esercizio dello sguardo fatto di sensazioni, spunti di riflessione travestiti da sorrisi: A come abitante del centro storico, creatura dimenticata, è l’anima silenziosa della città che si trasforma, guarda i turisti scendere e salire e con pazienza millenaria sogna un giorno di traslocare in campagna; B come baratro: fisico, culturale politico ed emotivo, in perenne equilibrio tra abisso e riscatto; C come chincaglieria che nel bazar del centro ha trovato casa. Statuine dei Sassi in resina glitterata, magneti made in Guangdong, presepi fluorescenti che sfidano il buongusto e promuovono l’estetica globalizzata; D: come dissonanza tra la città reale e la città raccontata; E come esodo balneare, perché Matera d’estate si svuota come una conchiglia; F come forestiero. Arriva, mangia, dorme, consuma, visita e quasi mai trova qualcosa di interessante e creativo da vivere e condividere; G come gradoni, quelli da salire e quelli da scendere, a ricordarci che nella vita c’è che ci scende e c’è chi sale. Meglio sale; H come Hamman mentale. Annebbiati dall’ego, dalle divisioni e dall’umidità, speriamo di avere presto un governo solido e serio per la città; I come internazionale. Come rispondere alla domanda dell’inglesina: How long does it take to get to Bari from Matera by train on Sunday?; J come Jazz, perché l’improvvisazione, a quanto pare, è la cosa che ci riesce meglio; K come karma. Tutto torna, soprattutto l’afa, a ricordarci che siamo sempre di più Patrimonio Mondiale dell’Umidità; L come lentezza. Né pigrizia né filosofia: è proprio una scelta estetica; M come mappa della partecipazione. Tutti ne parlano pochi sanno orientare la bussola; N come narrazione. Città scritta, raccontata, filmata e quasi mai ascoltata; O come ospitalità: sempre felici di accogliere lo straniero, ma il vicino di casa dove lo mettiamo?; P come pietra. Non solo materia ma carattere: ruvido, resistente, resiliente; Q come quiescenza: come quelli che dovrebbero andare in pensione e invece non si schiodano dalle poltrone; R come risonanza: dove è soprattutto il vuoto ad avere voce; S come spazio, illusione gentile che si genera durante lo slalom tra i dehors del centro storico; T come tempo che pur da fermo fugge. Ma quanto dura un minuto a Matera?; U come umidità, eredità minerale racchiusa tra il fascino preistorico e i reumatismi; V come visione. Quasi un miraggio; Y come yoga, posizione del cittadino in ascolto passivo; Z come Zes Cultura, finalmente un piano industriale di cui tutti parlano. Ma chi l’ha visto?

Domenica 27 Luglio 2025, 11:33