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Riabilitare i ragazzi violenti per salvarci (anche) la vita

 
giuse alemanno

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giuse alemanno

baby gang

La povertà educativa e la campagna elettorale

Domenica 04 Maggio 2025, 09:40

«I reati tra minorenni continuano ad aumentare. Chi si troverà ad amministrare il Comune di Taranto dovrà implementare i servizi se vogliamo combattere la povertà educativa». Così la procuratrice dei minorenni Pina Montanaro lo ha spiegato alla Gazzetta dopo la notizia dell’inchiesta che ha coinvolto 7 minori delle «case parcheggio» del quartiere Tamburi di Taranto, accusati di lesioni aggravate dall’odio razziale e vilipendio all’Arma dei carabinieri. Nell’agenda dei candidati a sindaco di Taranto dell’immediato futuro, tale problematica sembra attecchire poco. Ma poco-poco. Eppure il malessere minorile serpeggia, pericolosissimo, in provincia di Taranto. Ai miei lettori evito la sterilità degli elenchi di riferimenti, stimandoli tutti dotati di buona memoria. Troppo semplicistico scaricare responsabilità solo sulle fallanze di famiglia e scuola; oppure sulla povertà numerica dei centri di aggregazione giovanile. Al limite dell’infantilismo, poi, addossare colpe esclusivamente all’inconsistenza di esempi virtuosi e all’invasività di social e serie tv.

La verità è che questi ragazzi di insufficiente scolarizzazione e minima struttura culturale, si sentono all’ultimo posto della scala gerarchica della società che abbiamo costruito e tentano di scalarla con ferocia e violenza: le scorciatoie dei subordinati a tutto di ogni epoca e latitudine. Reagendo peggio che possono contro chi stimano più debole e attaccabile: donne, neri, diversi, disabili. Resistendo in modo aggressivo agli interventi delle forze dell’ordine. Cosa non nuova per Taranto: anni fa fu assaltata la caserma del quartiere Paolo VI per tentare di liberare due ragazzi che erano stati fermati dai carabinieri. A questi minori è stata insegnata solo una legge: «O tu, o io». Non riescono a immaginare un percorso che conduca all’insieme: «Tu e io». È questa disperata deriva predatoria che bisogna combattere, una tara alimentata da paradigmi mediatici che mostrano continuamente facili successi e enormi capacità di spesa. Purtroppo Massimo Fini si è dimostrato analista di rara precisione: «La democrazia reale non corrisponde a nessuno dei presupposti su cui afferma basarsi. È un regime di minoranze organizzate, di oligarchie politiche economiche e criminali che schiaccia e asservisce l’individuo, già frustrato e reso anonimo dal micidiale meccanismo produttivo di cui la democrazia è l’involucro legittimante». I teppisti delle «Case Parcheggio» sono un velenoso effetto collaterale di questa malattia esiziale del nostro tempo e della nostra società. «Vittime di questo mondo» le chiamò De Andrè. Riabilitare quei ragazzi alla civile convivenza è un modo, perciò, per salvarci la vita.

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