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Senza senso civico sfregiamo la natura di una terra magnifica

 
Giuse Alemanno

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Giuse Alemanno

Senza senso civico sfregiamo la natura di una terra magnifica

La volgarità imperante raggiunge anche gli anfratti più remoti e inaccessibili

Domenica 10 Dicembre 2023, 12:07

Viviamo in un territorio magnifico. Il fatto che sia conosciuto più per le caratteristiche che affascinano i vacanzieri estivi che per le bellezze apprezzabili nei mesi invernali, è un limite. L’offerta turistica di Taranto e provincia non è sintetizzabile solo con Lido Gandoli, Pino di Lenne, Castellaneta Marina, Campomarino e San Pietro in Bevagna.

Chi vi scrive, gentili amici, ha il gusto delle passeggiate in campagna di mattina presto, prescindendo le condizioni atmosferiche. Freddo, vento, pioggia leggera, caldo … è uguale. Mi fermano i temporali. Quelli sì. Il senso di pace e di libertà che mi donano i passi percorsi tra i sentieri solitari è infinito. Ne avevo bisogno. Ne ho bisogno. Molto. Assai. Camminare si armonizza alla mia lentezza. Non faccio nulla velocemente. Nulla. Trovo la fretta superficiale. Il mestiere delle parole mi ha insegnato a combattere tale scoria dell’esistenza. A volte vinco, altre no. Mannaggia. La perfezione non mi appartiene. Camminare mi ha permesso di scoprire luoghi incredibili di Sava, Manduria, Maruggio, Oria, ecc.; posti bellissimi dove solo la geografia obbliga a credere che appartengano a quelle città. Siti ultramillenari in cui la Natura resiste, selvaggia, e splende. Eppure la volgarità raggiunge anche gli anfratti più remoti e inaccessibili. Carcasse d’auto, rottami di condizionatori, buste piene di polistirolo, pannelli ondulati in eternit, pneumatici esausti, cassette di plastica, reti di plastica, bottiglie di plastica, porcherie di plastica, scheletri di schermi televisivi di plastica, tubi di plastica, cumuli di materiali di risulta originati da lavori edili, numerosi (numerosi!) water e bidet usati.

Certe volte sembrano meteoriti, piombati sulla Terra senza un senso comprensibile. Chissà cosa spinge un individuo ad addentrarsi nelle campagne più pure del tarantino guidando un mezzo che trasporta un cesso (anzi due: uno, il servizio igienico; l’altro, lui) e concludere il viaggio scaricando il manufatto in ceramica a terra, abbandonandolo al suo destino. Perché? Perché questo sfregio? Il vantaggio che provoca questo gesto vile è davvero così prezioso da superare ogni senso civico? O serpeggia ancora un senso civico così basso che ci vuol niente per ignorarlo? Non sono abilitato a dare risposte. Io sono uno che scrive e che cammina. Passo dopo passo. Passo dove posso. Perché ha ragione John Muir: «In ogni passeggiata nella Natura l’uomo riceve molto di più di ciò che cerca». In quel «molto di più», però, non sono compresi i cessi. Nemmeno quelli automuniti.

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