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Ecco perché Italo Calvino vive nel canto la speranza

Ecco perché Italo Calvino vive nel canto la speranza

 
Erica Mou

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Erica Mou

Ecco perché Italo Calvino vive nel canto la speranza

L’interesse del grande scrittore per la musica fu una costante nell’arco del suo percorso artistico

Domenica 15 Ottobre 2023, 12:24

L’interesse di Italo Calvino per la musica fu, seppur relegato a sporadiche concretizzazioni, una costante nell’arco del suo percorso artistico, in particolar modo nella prima fase della sua carriera di scrittore.

«Italo era intimidito dalla musica. Non era molto musicale, andava raramente ai concerti, era stonato e la musica suscitava in lui un po’ d’interesse solo quando c’erano parole da capire» (Luciano Berio).

Un amante delle canzoni, dunque, tanto da diventarne autore grazie alla collaborazione con Sergio Liberovici, compositore torinese fondatore del collettivo Cantacronache, che portò alla nascita di quattro brani considerati fondamentali per lo sviluppo della «canzone d’autore impegnata» prodotta in Italia dalla fine degli anni Cinquanta del ‘900 in poi. Entrambi gli artisti avevano vissuto la Seconda Guerra Mondiale ed erano stati giovanissimi partigiani, esperienza di vita che riecheggia nelle canzoni firmate insieme che hanno difatti come sfondo l’Italia oppressa dai nazisti, quella del 1944 impegnata a resistere e quella di poco successiva, intenta a ricostruirsi e spesso, purtroppo, a dimenticare.

Le canzoni di Calvino sono depositarie di una memoria collettiva che sembrava star svanendo in quegli anni, inebriata dall’odore del boom economico in arrivo e dalla voglia retorica di leggerezza a tutti i costi.

Ed ecco affacciarsi in questi brani, oltre alla rievocazione del conflitto mondiale, immagini della classe operaia della fine degli anni ’50, consumata dal lavoro e destinata a una vita di sacrifici.

Tra il 1958 e il 1959 i due composero Dove vola l’avvoltoio?, Oltre il ponte, Il Padrone del mondo e Canzone triste, brani di cui Calvino compose i testi che hanno diversi rimandi alla sua produzione in prosa.

Oggi, per il centesimo compleanno di uno degli autori più noti e amati del nostro paese, vi invito dunque, oltre che a leggerlo o rileggerlo, ad ascoltarlo. Perché come scrisse Ferruccio Parri proprio circa questi brani «vive nel canto la speranza».

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