Il flusso di notizie che ogni giorno affolla i notiziari è talmente intenso che anche fatti importanti per un territorio vengono marginalizzati con velocità. Giusto sottolineare, invece, l’arrivo del nuovo Prefetto di Taranto Paola Dessì. Cagliaritana, ha formato la sua esperienza istituzionale soprattutto in Sardegna. Il suo curriculum è importantissimo, e non potrebbe essere altrimenti: Taranto - e la sua provincia - ha estremo bisogno di figure autorevoli. Un Prefetto rappresenta il Governo a livello locale, coordina sicurezza e ordine pubblico, sviluppo economico, ambiente e servizi alle persone e alla comunità. Sui Prefetti così si espresse il Presidente Sergio Mattarella durante la Festa della Repubblica del 2 giugno 2020: «I Prefetti sono chiamati a una paziente attività di mediazione e di tessitura e confronto con le altre autorità locali per definire, in ciascun territorio, efficaci modelli di prevenzione e intervento, adeguati alle specificità dei singoli contesti».
L’abolizione della figura di Commissario di Governo e l’accorpamento delle sue funzioni a quelle di Prefetto, ha permesso di chiudere il periodo di subalternità prefettizia, quello che nel sito del Ministero dell’Interno fu definito “cono d’ombra”. Il Prefetto, quindi, è tornato a incarnare davvero una figura apicale del territorio in cui opera e l’area tarantina si pregerà dei servigi della dottoressa Dessì. La nuova Prefetto di Taranto sarà chiamata presto a confrontarsi con i problemi derivanti dall’ex Ilva, cercando un punto di equilibrio tra le esigenze sanitarie del territorio e quelle governative; con le criticità prodotte dalla criminalità organizzata che alligna nella provincia jonica; con le tragiche sacche di disagio sociale, pessima compagnia per i più fragili. Con una “classe dirigente” economica e politica camaleontica e frammentata, troppo presa dal proprio “particulare”, e solo da quello.
Chiudo con un ricordo personale: mi è capitato di intervistare un Prefetto di Taranto. Lo chiamerò il “dottor Divago”, dato che eludeva ogni argomento con consumata abilità. Ma la vanità tende agguati a cui nessuno sfugge. Raccontò che, prima di arrivare a Taranto, con una sua ordinanza aveva chiuso per un periodo una fabbrica che versava veleni in un lago. Permise la riapertura solo dopo che scrupolosissimi controlli accertarono che nel lago, da quella fabbrica, arrivava solo acqua pulita. Colsi l’attimo. Chiesi: «A Taranto sarebbe pronto a emettere una ordinanza che farebbe chiudere una fabbrica che inquina il mare, la terra, l’aria e l’acqua?». Mi guardò male e sollevò di un millimetro le spalle coperte da una elegantissima giacca di alta sartoria napoletana. Sono passati anni e sono accadute tante cose brutte. Ora è il tempo che certe spalle rimangano ferme.