Scavare un po’ per trovare sabbia più fresca, materiale perfetto per nuove architetture, ripari ideali dal caldo. A che cosa serve costruire qualcosa che poi si distrugge? Chissà se un bambino, realizzando un castello di sabbia, si è mai posto il tema dell’utilità. Il tempo speso vale di meno se non è eterno? Se un’onda o un calcio possono abbattere la torre e cancellare ogni traccia di un fossato?
La domenica d’estate è la finestra in cui potremmo provare a ricordarci com’era fare le cose per il gusto di farle, per il divertimento nel farle, per l’impegno speso, anche. Solo per quello. E il secchiello non serve a contenere un bene prezioso ma a dare una forma nuova, irripetibile, ai granelli, lasciare un’impronta personale, uno stile. Che a volte da gioco diventa capolavoro, come le performance di sand art dell’artista israeliana Ilana Yahav, fatte solo di sabbia, mani e anima.
«È stata un’infanzia felice lungo le rive del Mediterraneo, che vedevo ogni giorno andando a scuola. Disegnavo una storia personale, una specie di diario vivente nella sabbia».
«Disegnavo velocemente, prima che arrivasse l’onda e spazzasse via tutto. Ne ero incantata. Rimanevo lì e guardavo finché il disegno non spariva, rendendomi conto che tutto è transitorio e temporaneo», scrive l’artista. Sta lì, in quel tempo lentissimo delle estati bambine, l’ispirazione per le sue opere che hanno fatto il giro del mondo».
E ancora «La mia carriera è iniziata quando ero bambino e ho costruito il mio primo castello di sabbia sulla spiaggia di Genova, dove sono cresciuto. Costruire cose è sempre stato un piacere per me - mani felici, mente felice - e fare castelli di sabbia è stato il mio allenamento alla fantasia. Ora, come architetto che costruisce edifici come lo Shard, devo pensare al risultato finale, ma da bambino facendo castelli di sabbia no, erano effimeri» ha dichiarato Renzo Piano, uno degli architetti più influenti e apprezzati al mondo.
Chi la traccia la linea tra l’utile e l’inutile? Io ogni estate, ancora adesso, scrivo sulla sabbia un desiderio.