«E quel povero marzo corre di qui e di là; troppe esigenze per questo povero mese». Così aveva definito la primavera Giovanni Pascoli nella sua Canzone di marzo; e dire che in questo mese le ricorrenze sono tante e corrono, appunto, di qui e di là. 8 marzo: a tutte le donne falcidiate dai loro uomini, fiori uccisi che, però, la primavera non possono fermarla. 17 marzo; merita più di un cenno questa data in cui si celebra l’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera. La festività civile, istituita nel 2012, ci riporta al 17 marzo 1861, data simbolo e sintesi di un lungo e difficile percorso di unificazione nazionale. Inno e bandiera, contrassegni universalmente riconosciuti, sono lì a ricordarci i sacrifici anche dei singoli, come quelli dei giovani studenti e patrioti bolognesi De Rolandis e Zamboni cui si deve una insurrezione con consegna di manifestini e coccarde verdi, bianche e rosse, successivamente elette a colori nazionali nella dimensione delle tre bandi rettangolari. 19 marzo.
Festa dei padri. Quelli silenti e operosi, che non fanno clamore e stanno lì dove devono stare, capaci di essere custodi e autorevoli, argine e roccia per i loro figli. 21 marzo. Festa della primavera. È la stagione celebrata nella letteratura e nella musica, il tempo cronologicamente ascritto ai beati e ai felici, come quei Feaci omerici abitanti in una perenne primavera di delizie o tempo di rinascita come Siddharta di Hesse, che «nella notte della prima luna piena della primavera» riesce a ergersi «senza più cercare nulla». Ma il 21 marzo è anche la giornata di ricordo delle vittime di mafia, primavera di verità e giustizia, La piaga di questa terra che deve fare i conti con tale stigma vive, tuttavia, una controtendenza nell’immaginario che non sa di edulcorazione, ma di atti concreti che vanno dalle capillari attività di contrasto da parte delle forze di Governo e dell’ordine alla presenza di don Ciotti a Lucera, passando dalla sempre vigile attenzione dell’associazione «Libera» alla lezione al liceo «Volta» di Arcangela Petrucci, vedova di Aurelio Luciani, vittima innocente insieme al fratello Luigi di un sanguinoso agguato a San Marco in Lamis. Agli studenti ha detto «di agire e cambiare il presente per migliorare il futuro». E il 21 marzo, infine, è la giornata mondiale della poesia; può forse sembrare d’antan, ma continua a vivere una vita, seppur spesso clandestina; e del resto, per dirla con Garcia Lorca, la poesia non cerca seguaci, cerca amanti.