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Di qui alle Ande, un viaggio speciale

 
Erica Mou

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Erica Mou

Di qui alle Ande, un viaggio speciale

Visitare il Sud America spinge a cambiare la visione del tempo. La luce è una faccenda fondamentale, è il sole che comanda

Domenica 15 Gennaio 2023, 13:18

Vi scrivo dalle Ande, in un paesino dell’Ecuador che si chiama Tigua, da una fattoria in cui tra 20 minuti il generatore si spegnerà e non avrò più modo di inviarvi questo articolo perché non ci sarà più connessione internet. Me lo ha appena detto la proprietaria che si chiama Margarita e ha quattro figli maschi nati dalla sua pancia e due femmine che hanno altre madri ma che in un certo senso crescono qui con lei, lavorando incessantemente tra orto, campi e tantissimi animali compresi i lama che non posso fare a meno di contemplare, affascinata da quel collo che mi pare sfidare le leggi della fisica. Devo fare in fretta, dunque.

Viaggiare in Sud America spinge a cambiare punto di vista sul tempo. La luce è una faccenda fondamentale, è il sole che comanda. E spinge a cambiare punto di vista sul controllo. È la terra che con i suoi vulcani tiene le redini.
Tra quanto parte l’autobus? Tra tre. Tre minuti? Tre ore? No no, tre persone. Aspettiamo ancora tre persone in modo che si riempia e poi partiamo, questo mi dice l’autista. E la fermata dov’è? Tu dimmi dove vuoi scendere sulla strada e io mi fermo, aggiunge.

Viaggiare in Sud America aiuta a cambiare punto di vista sull’improvvisazione. Come nella musica, improvvisare non è sintomo di impreparazione, anzi. È il frutto di una consapevolezza, di una saggezza che si stratifica nel tempo. È l’abilità di saper maneggiare lo strumento a tal punto da lasciarsi andare, di abbracciare ciò che accade, facendo finalmente sbocciare la tecnica in un fiore di libertà, di identità.

A me qui pare che l’improvvisazione, che all’inizio mi mette sempre in uno stato di diffidenza e disagio, sia frutto dell’abilità di saper maneggiare la vita. O almeno, di non voler a tutti i costi progettarne una perfetta sopra quella reale. Certo, conoscere gli orari dei bus sarebbe bellissimo così come avere ancora qualche altro minuto di wifi, ma anche aspettare tre passeggeri non è male, così come aprire la porta della stanza a Margarita che mi ha portato una borsa dell’acqua calda per il freddo e una candela per far luce.

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