Un impianto simbolo nel granaio d’Italia, appartenuto al «re» del grano Pasquale Casillo arrestato nel 1994 per truffa, ma poi completamente prosciolto da ogni accusa dopo un percorso giudiziario durato tredici anni (1994-2007). L’azienda è stata rilevata dalla curatela fallimentare del Tribunale di Napoli dalla Ipre, una società immobiliare di cui è socio Domenico Ragosta, giovane imprenditore molitorio di Civitile (Napoli) che intende rilanciare lo stabilimento con la consulenza esterna (autorizzata dal curatore Coppin) di «don Pasquale».
«Oggi facciamo solo stoccaggio di grano per conto di alcuni pastifici, tra i nostri clienti ci sono Divella e De Cecco. Ma nel 2010 - aggiunge - attiveremo anche l’impianto molitorio: questo stabilimento può produrre fino a 12mila quintali di semola al giorno». Altri beni del gruppo sono stati venduti all’asta negli ultimi due anni, in Capitanata hanno trovato un compratore anche i mulini Italsemole di Foggia e di Cerignola. Ma in città il nome di Casillo evoca i fasti del Foggia e di Zemanlandia, il periodo d’oro della serie A, un’epoca che ritorna nei ricordi dei tifosi. Inevitabile pensare che il «ritorno di don Pasquale» possa ora lasciarli indifferenti. E del resto lo stesso imprenditore di San Giuseppe Vesuviano ha voluto mostrarsi per la prima volta in pubblico qualche sera fa, in occasione di un incontro politico, per salutare «l’amico democristiano» Carlo Giovanardi.
A braccetto con il presidente della Camera di commercio, Eliseo Zanasi, l’imprenditore che oggi ha sessant’anni è apparso sorridente e in gran forma. Quando la magistratura di Napoli lo prosciolse anche dall’imputazione per camorra (2007), in un’intervista alla Gazzetta «don Pasquale» si congedò con una frase: «La mia dignità è salva, ora posso riorganizzarmi».
MASSIMO LEVANTACI