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Sgominata banda di italo-albanesi tra loro anche dei pugliesi

 
Sgominata banda di italo-albanesi tra loro anche dei pugliesi

Giovedì 12 Febbraio 2009, 15:12

02 Febbraio 2016, 20:09

BOLOGNA - ''Mi puoi tenere la bambina?'' E' una delle frasi in codice, dove la bambina è una partita di cocaina, intercettate dai carabinieri del Reparto Operativo di Bologna che, al termine di una indagine durata quasi due anni, hanno smantellato un’organizzazione composta da 7 albanesi e 6 italiani, dedita al traffico internazionale di stupefacenti. 

L'operazione "Vizio" è scattata all’alba. Circa 150 militari, con unità cinofile e un elicottero, hanno eseguito 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui due agli arresti domiciliari, e 18 perquisizioni fra Bologna, Cento (Ferrara) e Venezia. I provvedimenti, chiesti dal Procuratore reggente Silverio Piro e dal Pm Marco Mescolini, sono stati firmati dal Gip Michele Guernelli. L’organizzazione era suddivisa in tre sottogruppi, con al vertice gli albanesi che si occupavano di importare la cocaina dal loro paese e dall’Olanda, uno-due kg alla settimana. Gli italiani erano gli anelli terminali della catena, acquirenti stabili della droga che poi rivendevano sul mercato dello spaccio: in varie zone della periferia di Bologna, in alcune discoteche, oltre che nel ferrarese e in Veneto. Nelle conversazioni intercettate dai militari, la cocaina veniva chiamata in vari modi: birra, aperitivo, caffè. In altre occasioni si parla di "un gambino", che indicherebbe una dose da 50 euro di droga, e si usa la frase "andare al mare" per dire di andare a comprare una partita di stupefacente. 

Gli investigatori hanno anche realizzato intercettazioni audio-video ambientali, con microtelecamere nascoste posizionate nei tre covi, tutti a Bologna, utilizzati come depositi e per la preparazione delle dosi.

A Bologna sono stati catturati gli albanesi Erjon Lleshaj, 28 anni, Gezim Reci, 26, ritenuti a capo dell’organizzazione, e Eduart Shuli, 35 anni. Inoltre, Giuseppina Rosafinta, 30 anni di Avellino, titolare del 'Secret bar' di via Fioravanti; Gianni Marseglia, 45 anni, imprenditore edile brindisino residente a Castel Maggiore; Gian Luca Nilo, bolognese di 26 anni; Marco Costantini, 37 anni di Lecce. Agli arresti domiciliari sono finiti la sorella di quest’ultimo, Lavinia Costantini, 27 anni, bolognese, e Grazia Longo, 32 anni, di Foggia. 

A Cento le manette sono scattate per i fratelli Gentian e Taulant Ermezi, 25 e 23 anni, mentre nel veneziano sono stati arrestati Sokol Bushpepa, 28, domiciliato a Cannaregio, e Eduard Ndreu, 24, domiciliato a Scorzè e impegnato come carpentiere al porto di Marghera. I covi dell’organizzazione erano, per gli inquirenti, in tre appartamenti di Bologna, nelle vie Saliceto, Emilia Ponente (gestiti dagli albanesi) e Fratelli Rosselli (in mano al gruppo Marseglia-Rosafinta). 

Anche il bar di via Fioravanti sarebbe stato una base della banda secondo i carabinieri, che chiederanno la sospensione della licenza. L'indagine è cominciata nell’aprile 2007, dagli sviluppi di un’altra inchiesta relativa a un giro di sfruttamento della prostituzione, e che nelle varie fasi ha portato al sequestro di due kg di cocaina, 400 gr. di hascisc, 41.000 euro e due auto di lusso. Nel corso degli accertamenti, il 7 febbraio scorso i carabinieri hanno arrestato anche un latitante albanese, colpito da mandato di cattura europeo emesso dalle autorità del suo paese per duplice tentato omicidio e detenzione di armi. Ilia Bejo, 25 anni, è stato rintracciato a Bologna, dove aveva incontrato i due connazionali residenti a Cento coinvolti nell’ operazione 'Viziò. Con lui c'era una ragazza, anche lei albanese, denunciata per favoreggiamento personale.
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