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Monopoli, scambiavano foto porno nella chat cinque minori indagati

 
Monopoli, scambiavano foto porno nella chat cinque minori indagati

Sabato 15 Febbraio 2014, 09:25

03 Febbraio 2016, 04:27

di Giovanni Longo

BARI - Il più giovane ha 15 anni. Il più «anziano» ne ha appena due di più. Tutti appartenenti a famiglie «normali», se non della «Monopoli bene». Dopo le denunce, l’inchiesta sullo scambio di foto hard tramite «Wathsapp» entra nel vivo. Con l’iscrizione nel registro degli indagati di cinque adolescenti (tra loro non ci sono ragazzine).

Nei giorni scorsi il pm presso il Tribunale per i minorenni di Bari, Gianna Nanna ha disposto un accertamento tecnico irripetibile. La polizia postale, alla presenza dei consulenti di parte (non tutti i giovani indagati hanno nominato un esperto di parte), ha estratto dai loro smartphone foto, video, messaggi. Tutto. Le ipotesi di reato, a vario titolo, sono pornografia minorile e detenzione di materiale pornografico, fattispecie disciplinate dagli articoli 600 ter e 600 quater del codice penale.

Nel mirino della magistratura inquirente minorile è finita la presunta realizzazione e produzione di materiale pornografico. Ma anche la diffusione e pubblicazione per via telematica del materiale, foto e video hard, realizzato utilizzando minori di diciotto anni.

La vicenda è quella relativa alle immagini hard che nelle scorse settimane hanno fatto in poche ore il «giro» degli smartphone degli studenti delle scuole superiori di Monopoli.

Nel fascicolo c’è anzitutto la denuncia di cui «Gazzetta» aveva per prima dato conto e, sembra, anche articoli di stampa. E poi ci sono le dichiarazioni di alcune (giovanissime) persone informate sui fatti. A raccogliere la querela e ad effettuare gli altri accertamenti, su delega della Procura per i minorenni, gli agenti del Commissariato di Monopoli. Le immagini, ricordiamo, documentavano scene hot e di sesso tra studenti di una scuola superiore. Foto e filmati erano passati di mano in mano sui telefonini tramite «Whatsapp». I protagonisti apparterrebbero a famiglie della «Monopoli bene». Gli spezzoni dei filmati sono più di uno. Tanti quante le ragazze che si alternano in pose oscene davanti allo specchio e in scene di sesso. E pensare che la «catena di Sant’Antonio» potrebbe essere stata originata da un tradimento di una giovane protagonista dei video. Il fidanzatino, infatti, avrebbe risposto mettendo sulla «piazza telematica» i video che lei stessa aveva girato con il suo consenso e che dovevano restare segreti. Una vendetta - se questa voce dovesse trovare conferme - amplificata dalle numerose possibilità offerte dalla tecnologia. E di cui, adesso, si occupa la Procura per i Minorenni. Con reati piuttosto pesanti ipotizzati a vario titolo nei confronti di cinque minorenni. Quella che, forse, in origine, era solo una bravata, dunque, è finita in un fascicolo al vaglio della magistratura minorile.
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