Il paziente è morto l’altro giorno nel reparto di lungodegenza di San Cesario. Era stato ricoverato nel reparto di Neurologia con i sintomi tipici della malattia: disturbi cognitivi associati a difficoltà motorie. La salma del paziente è stata trasferita da San Cesario alla camera mortuaria dell’ospedale «Vito Fazzi» di Lecce. Nei prossimi giorni sarà spostata all’ospedale Perrino di Brindisi, che è il centro di riferimento per il prelievo di campioni dell’encefalo al fine di eseguire l’esame del liquor cerebrospinale. I campioni prelevati, poi, saranno inviati nei laboratori autorizzati dal Ministero a svolgere questo tipo accertamento: Roma, Foggia e Bologna.
È il secondo caso sospetto nel volgere di pochi giorni. Di recente, infatti, è stato inviato nel Laboratorio di Neuropatologia del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Bologna, il cervello prelevato ad un medico leccese, morto nel reparto di lungodegenza dell’ospedale di Nardò. I risultati potrebbero arrivare a breve. Un altro caso risale all’aprile scorso. Dopo la morte di un’anziana erano stato eseguiti degli accertamenti. I risultati hanno escluso il morbo della mucca pazza, confermando che si trattava di una mutazione del Dna, cioé una patologia neurodegenerativa rara. Dal 2001, da quando sono diventate obbligatorie le verifiche sulle situazioni sospette, sono stati accertati otto casi di varianti della mucca pazza del tutto slegati al consumo di carni bovine infette.
















