BARI - Pepite d’oro, gioielli e orologi. Acquistati quasi sempre in una nota gioielleria di Ostuni. Dove, almeno fino al 2009, Elio Rubino era di casa. Per questo al genero dell’ex senatore Alberto Tedesco, l’Agenzia delle Entrate ha notificato un accertamento da oltre 900mila euro che quasi certamente si chiuderà a breve con il «patteggiamento»: Rubino verserà al fisco una cifra molto più bassa, evitando così l’avvio di un altro procedimento penale. La vicenda dei gioielli e delle pepite era stata scoperta dalla Finanza nel 2008, durante una verifica fiscale nella sede della Aesse Hospital, l’azienda di cui Cristina Tedesco, moglie di Rubino e figlia dell’ex assessore regionale alla Salute ed ex senatore, ha controllato una quota fino al luglio del 2005.
I finanzieri non hanno trovato i preziosi, ma solo la traccia contabile degli acquisti di cui hanno contestato l’inerenza. Per questo, oltre ad aver fatto aprire un fascicolo (affidato al pm Marcello Quercia), è scattato un accertamento fiscale: in base al valore dei prezioni, secondo la Finanza, nel periodo in esame sarebbero state evase imposte per circa 950mila euro. L’ipotesi era, infatti, quella di infedele dichiarazione, perché quegli acquisti venivano considerati «non coerenti» con il tipo di attività svolta dall’azienda. Il fascicolo del pm Quercia, con l’ipotesi di evasione fiscale, vede iscritte complessivamente quattro persone: sono i proprietari e gli amministratori dell’azienda al momento della perquisizione.
Secondo i finanzieri, infatti, quegli acquisti - oltre ad aver abbattuto le imposte - potevano essere il «nero» prodotto dalla Aesse Hospital, da cui anche Rubino si è nel frattempo distaccato. Tuttavia, a quanto sembra, l’Agenzia ha accettato le controdeduzioni di Rubino, che chiudendo l’accertamento con adesione ridimensionerà ogni addebito: «Gli acquisti erano relativi a gadget, distribuiti a fine anno agli agenti o ai clienti più importanti».
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