TRANI - Una disgrazia improvvisa, dai risvolti lancinanti, che passa comunque per l’ipotesi di omicidio colposo e che vede indagata anche la persona che più al mondo teneva a lui: la mamma di Luca, il bimbo barlettano di 6 mesi morto domenica notte per la caduta dal letto nella sua abitazione a Borgovilla, a Barletta. Un atto dovuto, quello del sostituto procuratore della Repubblica di Trani, Simona Merra, in previsione dell’autopsia per cui è stato nominato medico legale il dottor Biagio Solarino del Policlinico di Bari: stamattina il formale conferimento dell’incarico.
Allo stesso modo si giustificano le informazioni di garanzia destinate ai medici degli ospedali di Barletta e di Andria che si sono occupati del caso tra sabato sera e domenica notte. Segno, inequivocabile, che l’inchiesta della procura tranese non vuol lasciar alcun cono d’ombra e, dunque, far chiarezza sotto ogni profilo su una morte raccapricciante in cui è tristemente annegata la felicità di appena 6 mesi fa di papà, mamma e sorellina maggiore.
Se l’avviso di garanzia alla madre si basa sulla circostanza che era lei in casa (assieme alla primogenita), quando Luca è caduto dal letto, le informazioni di garanzia ai sanitari sono mirate ad escludere che la tragedia possa aver avuto dei profili di colpa medica, e cioè che i sanitari di non abbiano fatto, bene e presto, tutto il possibile per salvare la vita al neonato. L’autopsia è un accertamento tecnico irripetibile e perciò qualsiasi potenziale responsabile che possa individuarsi dai primi atti d’indagine ha diritto di difendersi e dunque nominare un consulente di parte.
Secondo quanto sinora ricostruito, sabato pomeriggio Luca non stava dormendo nella culla ma su un letto. La mamma era nel bagnetto prospiciente la camera da letto a svolgere faccende domestiche. A più riprese - ha raccontato - di essersi sporta per controllare che Luca fosse tranquillo e nella stessa posizione. Tutto bene finché non lo vide sul pavimento. Luca era caduto da un’altezza di circa 45 centimetri. La madre lo sollevò e non ravvisò né sangue, né tumefazioni.
Ma ciò che sembrava il classico spavento e l’ansia materna dopo qualche ora hanno assunto i contorni dell’inattesa tragedia. Tanto più che il bimbo appariva assolutamente vigile e nulla, dunque, faceva presagire il peggio. Ma poi Luca vomitò e così i genitori si allarmarono mettendo in relazione il vomito alla caduta. Il verdetto della Tac eseguita all’ospedale “Mons. Raffaele Dimiccoli” di Barletta, dopo il passaggio dal pronto soccorso, diede un esito allarmante: la presenza di un vasto ematoma interno alla zona occipitale. Di qui il trasferimento in ambulanza al “Bonomo” di Andria per un’operazione di neurochirurgia nel tentativo di frenare l’ematoma. Vano. Perché, dopo l’intervento, il cuore del corpicino di Luca ha smesso di battere fra la disperazione dei familiari.
A quel punto, è stato lo stesso ospedale ad informare i carabinieri e dunque ad originare l’inchiesta del pubblico ministero Simona Merra. Che, nonostante un primo responso sanitario, nelle prime ore di domenica ha ordinato che un secondo medico procedesse ad ispezionare il cadavere per accertare eventuali ferite o segni traumatici: anche il secondo dottore l’ha escluso.
Ed allora s’ipotizza – e questo sarà uno dei punti chiave che dovrà accertare l’autopsia – che l’urto abbia provocato un’emorragia interna che non ha palesato evidenti segni esteriori.
Luca era un bambino in buone condizioni di salute ma a questo punto il sostituto procuratore Merra, attraverso l’esame autoptico, vuole anche che si confermi ciò e dunque escludere che il bimbo non soffrisse di qualche patologia (come ad esempio problemi nella coagulazione del sangue) non diagnosticata.
Ieri i carabinieri hanno acquisito la cartella clinica formatasi tra i nosocomi di Barletta ed Andria. Dalla valutazione di alcune circostanze, non si esclude nemmeno che Luca, cadendo, abbia battuto la testa contro lo spigolo di una sedia che arredava la camera da letto, senza, però, accusare perdita di sangue. Comunque sia, una tragedia immane ed ancor più difficile da accettare.