AVETRANA - «Voglio conoscere la verità, voglio sapere chi ha ucciso mia figlia». Concetta Serrano non molla la presa, non smette di lottare per conoscere chi il 26 agosto del 2010 le ha ammazzato la figlia Sarah, la 15enne di Avetrana trovata 42 giorni dopo in un pozzo di contrada Mosca. Freddo e pioggia autunnale, folla di giornalisti provenienti da tutta Italia, gli avvocati Valter Biscotti, Nicodemo Gentile e Luigi Palmieri che l'hanno sostenuta dal primo momento e Caterina, l'amica testimone di Geova che dal giorno del funerale di Sarah le fa compagnia. Concetta ha scelto di incontrare la stampa, nel giorno in cui l'udienza preliminare per l'omicidio della figlia entra nel vivo, perché è proprio dai giornalisti che vuole ripartire nella sua lotta per la verità e la giustizia dopo il silenzio delle ultime settimane.
«Se non ci fosse stata la stampa - ha spiegato Concetta - Sarah non sarebbe stata mai trovata e magari ancora oggi staremmo a parlare di una scomparsa inspiegabile. Ma non tutti i giornalisti fanno il loro lavoro con coscienza. Certi giornalisti li disprezzo perché invece di ricercare la verità, si concentrano su altro, su aspetti che non hanno niente a che vedere con la giustizia e con la ricostruzione di quanto è realmente avvenuto a mia figlia».
La mamma di Sarah non si fa pregare e spiega a cosa si riferisce, alla intervista realizzata da Matrix e da «La Stampa» a Michele Misseri lo scorso 29 maggio, subito dopo la scarcerazione del contadino di Avetrana. Michele fu atteso nella sua casa di via Deledda con microfoni accesi, taccuini spianati e una macabra corda con la quale fargli mimare la scena della soppressione del cadavere di Sarah.
«È stata una cosa di pessimo gusto» ha detto Concetta, chiedendo invece che tutti i giornalisti si sforzino di collaborare alla ricerca della verità che secondo lei non è ancora emersa del tutto. «Forse Sarah ha visto qualcosa che non doveva vedere in casa Misseri, forse ha sentito qualche discorso a lei vietato, a me nessuno potrà darmi certezze da questo punto di vista ma adesso, ad oltre un anno dall'omicidio, è arrivato il momento che mia sorella e mia nipote parlino e dicano che cosa è successo quel pomeriggio. Se tutti e tre hanno soppresso il corpo di Sarah, come dice la Cassazione in maniera incontrovertibile, loro sanno anche com'è morta e chi l'ha uccisa. Questa tragedia mi ha lasciata allibita, perché chi si aspettava una cosa del genere dai miei famigliari? Provo tanta rabbia. Loro non hanno mai detto la verità, nemmeno ai giudici. Hanno paura che esca fuori la verità. A Sabrina, in particolare, dico che che se finalmente dirà la verità, starà bene lei stessa. Se la verità non continua a dirla, sono certo che Dio Geova farà parlare persino le pietre per far uscire fuori la verità. Perché se Sarah ha sofferto pochi istanti, la sofferenza che lei potrà provare a non dire la verità sarà un tormento senza pace. Cosima, invece, deve ancora spiegarmi bene il significato delle parole che mi disse il 26 agosto, il giorno del delitto, entrando in caserma con me per denunciare la scomparsa: “Sarah questa volta l'ha fatta proprio grossa” affermò. Chissà cosa voleva dire».
Suo cognato Michele è libero ormai da oltre 4 mesi eppure non c'è stato nessun contatto, nessun incontro, neanche un segnale. «Michele mi faceva pena prima, oggi mi fa schifo come il resto della sua famiglia. Lui ha un suo bagaglio di bugie e si carica anche di quelle di moglie e figlia. Sarah non sarebbe mai entrata nel garage perché Sarah aveva paura del buio. Michele fa quello che gli dicono di fare, soltanto nella prima fase ha provato un po' di sentimenti, come quando fece ritrovare il cellulare della bambina o la sera che decise di dire ai magistrati, ai quali va il mio ringraziamento per il lavoro fatto finora, dove era stato nascosto il corpo della mia piccola Sarah. Michele sta recitando solo una parte per compiacere i suoi famigliari. E' un uomo che non ha il senso della giustizia, della moralità. Quell'altarino nel garage è una cosa squallida. Vuole chiedermi perdono? Che la smetta di dire tutte quelle cretinate e racconti solo come è morta mia figlia».