La sentenza è stata emessa ieri pomeriggio, dalla prima sezione penale del Tribunale di Bari (presidente Giovanni Mattencini). Con Affinita è stato assolto anche Vito Leonardo Totorizzo, all’epoca dei fatti segretario generale dell’Autorità Portuale accusato di avere agito in concorso con l’ex presidente. Entrambi, più nel dettaglio, erano imputati di peculato con riferimento ai rimborsi (complessivamente circa 200mila euro) per spese di alloggio (canoni di locazione pagati per l’appartamento in cui Affinita alloggiava a Bari), biglietti aerei da Roma (dove risiedeva) al capoluogo pugliese e viceversa, trasferimenti per il taxi da e per l’aeroporto. Per il Tribunale di Bari - ma occorrerà attendere le motivazioni - quei rimborsi erano legittimi, o quanto meno, alcun illecito penale è stato commesso. Per questo capo d’imputazione entrambi sono stati assolti «perchè il fatto non sussiste».
Affinita e Totorizzo, difesi rispettivamente dagli avvocati Mariano Fiore e Aurelio Gironda senior, sono stati assolti anche dall’accusa di falso e abuso d’ufficio per due episodi. Si tratta dei lavori di completamento del primo piano della stazione marittima di Bari e dell’assunzione di un geometra. Nonostante, limitatamente al falso, fosse trascorso troppo tempo, Affinita ha rinunciato alla prescrizione, chiedendo di essere giudicato nel merito. E il Tribunale ha assolto entrambi gli imputati con l’ampia formula «perchè il fatto non susssite». Caduta, infine, anche l’accusa di peculato (per il solo Affinita) con riferimento al presunto utilizzo dell’auto di servizio per fini personali.
[g.l.]
















