Ma lo sviluppo delle rinnovabili porta con sè un rovescio della medaglia che ha costretto la Regione a porre dei seri paletti per evitare la proliferazione di impianti. C'è stato infatti un notevole consumo di territorio, soprattutto per la realizzazione di parchi fotovoltaici a terra che hanno sottratto superfici all’agricoltura.
Nel fotovoltaico la Puglia è capofila di una crescita che riguarda tutto il Paese. Il Gestore dei servizi elettrici (Gse) stima che la potenza attualmente raggiunta sia superiore ai 7.000 Mw, cresciuta a dismisura in un anno se si pensa che alla fine del 2009 era di 1.142 Mw. Un balzo sostenuto grazie alle forme di incentivazione. Alla quota complessiva il Gse arriva sommando sia la potenza già installata ed in esercizio che quella di cui è giunta comunicazione dagli operatori che hanno chiesto il riconoscimento delle tariffe incentivanti per circa 55.000 impianti (per una potenza di 4.000 MW). È dunque prossimo ad essere raggiunto il target di 8.000 MW che il Piano di Azione Nazionale sulle fonti rinnovabili ha previsto per l’anno 2020 per gli impianti fotovoltaici. Con ben nove anni di anticipo. La Puglia si conferma «regione del sole», totalizzando una potenza di 565.702 kw contro i 212mila di un anno fa, generata da 9.168 impianti in tutto. Per fare un paragone immediato, la Lombardia ha 21.901 impianti per una produzione di 306.337 kw. In Puglia tre quarti del totale della produzione ricadono nella classe di potenza tra i 200 ed i 1000 kw (uguale 1M), vale a dire quella in cui sono ricompresi gli impianti industriali ed i parchi fotovoltaici a terra. In questa fascia di potenza, infatti, sono operativi 458 impianti per 410.896 kw di potenza. Poco sviluppata, invece, la fascia residenziale (case e condomini), da 1 a 3 kw, con 3.219 impianti per 9.775 kw. Più o meno gli stessi numeri per la fascia da 3 a 20 kw (4.923 impianti per un complessivo di 25.741 kw generati), da 20 a 200 kw (559 impianti per 32.951 kw) e nella classe più grande, quella da oltre 1M (9 parchi che generano 76.822 kw di potenza). Questo sviluppo ha generato impresa, posti di lavoro e ritorno economico.
La pressione sul territorio, nel contempo, ha provocato conseguenze sul paesaggio rurale perché si osservano soprattutto in Salento parchi di centinaia di pannelli di silicio che circondano antiche masserie o chiese rurali e che fanno sparire uliveti, alberi o muretti a secco, cioè i segni del paesaggio agrario pugliese. Un’altra conseguenza è il venir meno di superfici per l’agricoltura. Tutto nasce dalla crisi del settore primario in cui le produzioni tradizionali - grano duro, olio di oliva ed altre - hanno visto crollare a picco i prezzi tanto che per gli agricoltori la coltivazione o la raccolta non sono più convenienti o addirittura si lavora in perdita, perché i ricavi non coprono i costi. Così gli stessi coltivatori cedono i terreni per installare parchi fotovoltaici, con contratti di almeno venti anni, oppure si lasciano convincere dalle «royalties» previste per gli aerogeneratori dell’eolico.
Di fronte a queste conseguenze e considerando che c'è una valanga di richieste di nuove autorizzazioni, sia di pannelli che di pale eoliche, l’assessore all’Ambiente Lorenzo Nicastro ha deciso di rendere ben più restrittivi i criteri per il rilascio delle autorizzazioni in quanto il fabbisogno è già sufficientemente coperto. Le nuove regole prediligono il mini-eolico (pale singole e di altezze ridotte) e rendono più complesso l’iter per i parchi fotovoltaici a terra. In questo modo per il fotovoltaico lo scenario che si apre è di uno sviluppo degli impianti residenziali e domestici.