La saracinesca dello studio «Photocolor Jolly» in via Crisanzio è a mezz’asta, la porta del negozio è chiusa ma senza mandate, di domenica mattina, giorno tradizionalmente di riposo. Cosa ha spinto ieri mattina Mario Scanni, 66 anni, fotografo esperto, tra i più noti della vecchia guardia, ad aprire bottega? Scoprirne la ragione vorrà dire probabilmente capire perché Scanni è stato assassinato. Il suo cadavere con il cranio fracassato è stato infatti trovato ieri dal figlio intorno alle 15.30 nello scantinato dello studio.
Il corpo era disteso sulla schiena nel retrobottega del laboratorio, usato come camera oscura e magazzino, sotto il capo una macchia estesa di sangue. L’occhio esperto del medico legale ha individuato i postumi di almeno quattro «martellate», quattro colpi inferti alla nuca con un corpo contundente di forma cilindrica la cui natura e dimensione non è stato possibile definire almeno in questa fase iniziale delle indagini. Sono stati prelevati nel laboratorio vari oggetti che potrebbero essere compatibili con quello usato dal killer. I detective della Sezione investigazioni scientifiche del Reparto operativo provinciale hanno eseguito i rilievi, passando al setaccio palmo dopo palmo la scena del delitto. Da quello che si è saputo, sebbene la vittima abbia perso sangue non erano presenti nel negozio tracce ematiche evidenti (impronte o altro) lasciate dall’autore del delitto. In più non sarebbero stati trovati segni di una possibile colluttazione nè nel negozio nè nello scantinato.

Lo studio fotografico che si trova al piano terreno di un condominio è in una via intensamente frequentata e piena di piccoli negozi: ma ieri mattina via Crisanzio era deserta, come buona parte della città.
È stato il figlio che era andato a cercarlo allo studio, non avendolo visto rientrare per pranzo e avendo invano tentato di raggiungerlo telefonicamente, a fare la macabra scoperta. Mario Scanni, non era un fotografo che si occupava di cronaca, non aveva nemici, pare vivesse in pace con tutti, o quasi. Gli investigatori coordinati nel loro lavoro di ricerca dal pm Manfredi Dini Ciacci hanno raccolto per prima la testimonianza del figlio, poi quelle di parenti, amici e conoscenti. Vedovo, sofferente di diabete, conduceva una vita regolare. Per il momento non sono emersi ombre o «lati oscuri».
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ORE 18:21 - L'ASSASSINO HA PULITO ILPAVIMENTO
L'autore dell’omicidio del fotografo barese Mario Scanni, assassinato ieri nel suo studio professionale di Bari, ha ripulito il pavimento eliminando ogni traccia di sangue ed eventuali impronte lasciate dalle sue scarpe. Ha invece lasciato volutamente gli schizzi di sangue sulle pareti. Lo si apprende da fonti investigative.
Nello studio professionale, un locale alla strada in via Crisanzio, a ridosso del centro cittadino, i carabinieri hanno repertato diversi attrezzi e un tubo che l’assassino potrebbe aver usato per colpire alla testa Scanni per quattro volte. Tutti gli attrezzi sequestrati sono ben puliti, compreso il tubo in acciaio che ha un terminale uncinato, simile ai bastoni che vengono utilizzati per abbassare le saracinesche. I carabinieri non escludono che uno di questi oggetti possa essere l'arma del delitto.
ORE 20:13 - BUIO PESTO SUL MOVENTE
Sul movente del delitto è buio pesto. Scanni era un uomo taciturno e riservato. Difficilmente confidava ad altri i propri problemi. Nessuno dei parenti e amici finora ascoltati ha detto ai militari di aver saputo di liti che l’uomo aveva avuto nei giorni scorsi. «Mario – dice chi lo conosce – era una persona a modo, corretta, tranquilla, molto riservata».
Appare invece certo che l’omicidio sia maturato durante una discussione avvenuta ieri nello studio fotografico. L’assassino, infatti, avrebbe agito d’impeto: potrebbe aver afferrato un attrezzo trovato nel locale e avrebbe aggredito la vittima alle spalle, colpendola violentemente per quattro volte. Ricostruzione questa confermata dall’autopsia compiuta in serata dal medico legale Gianfranco Divella.