Pietro Petruzzelli, dopo due mandati da assessore a Bari, con il terzo in corso, la sfida della candidatura al consiglio regionale per il Pd. Il suo percorso è iniziato nel Pds nel 1995. Cosa rappresenta questo ulteriore passaggio politico?
«Vorrei continuare ad impegnarmi per il territorio da una prospettiva diversa, spero dai banchi dell’assise regionale, per contribuire anche con il lavoro legislativo, a rinforzare il cammino di rinnovamento e crescita della Regione Puglia».
Come si definirebbe politicamente?
«Sono da sempre espressione di una sinistra popolare, e ho vissuto tutte le stagioni del mio partito, dal Pds all’attuale Pd, spesso facendo battaglie di minoranza, non retrocedendo mai su temi identitari per me essenziali».
Il suo percorso da assessore con Decaro sindaco è durato dieci anni. Come può cambiare la Regione l’eurodeputato barese?
«Antonio porterà il suo dinamismo nel realizzare il programma della coalizione, a partire dal migliorare l’erogazione dei servizi sanitari. Quello che promette, poi lo realizza: questo ho imparato lavorando al suo fianco per due lustri. Interpreta il fisiologico bisogno di cambiamento, che c’è tra i cittadini, dando continuità all’esperienza del centrosinistra».
Le priorità del suo programma?
«Il minimo comune denominatore delle mie iniziative sarà il lavoro e la qualità del lavoro: l’amministrazione regionale deve puntare a incidere sull’occupazione. Checco Zalone, in un suo famoso siparietto, invitava a prendere con una freccia «due cinghiali». L’attore si riferiva alla tredicesima, mentre la Regione deve, con la sua azione, dare forma a innovazioni virtuose sia accrescendo il numero degli occupati, sia la qualità dei lavori».
A cosa si riferisce?
«Penso al sostegno al mondo delle imprese che deve essere connesso alla creazione di posti di lavoro “di qualità”. La destagionalizzazione del turismo, per esempio, da un lato deve portare benefici economici anche in autunno e inverno, ma dall’altro può dare stabilità agli occupati nel settore, che vivono una precarietà dirompente. Bisogna supportare le piccole e micro-imprese, finora escluse dal sistema di aiuti regionali. In Puglia, il 95% delle aziende hanno da uno a nove dipendenti, e hanno bisogno di essere accompagnate dalla regione in un percorso di nuovo sviluppo. Vorrei anche valorizzare la mia esperienza a Bari da assessore allo Sport, offrendo idee per questo settore regionale».
L’incontro più sentito da parte sua in questa campagna elettorale?
«Ce ne sono stati tanti. Sto girando Bari e la provincia incontrando piccoli imprenditori che chiedono la sburocratizzazione delle procedure amministrative, anche per continuare a garantire la tenuta sociale delle nostre comunità, mentre mi emoziona raccogliere le richieste di più servizi che arrivano con semplicità dai cittadini comuni, in particolare per gli ospedali. Il giorno dopo un evento, dando il numero a tutti, ricevo messaggi che porto nel cuore, perché riscontro la condivisione di un modo di fare politica, impegnandosi per cambiare le cose».
Il suo supporter più giovane e il veterano?
«Mi aiutano i compagni di scuola dei miei figli, e anche un alcuni vecchi compagni del Pci, che mi hanno visto crescere al loro fianco in questi anni. Mi sono iscritto al Pds nel 1993, quando avevo davvero i calzoncini corti».
La sua campagna…
«Non mi sono chiuso in una sala d’albergo, ma ho promosso tanti incontri pubblici, e ho girato le città con un Camper modello Stranamore».
Il suo slogan?
«Ho scelto “Il voto libero”: se nel Pd ci sono candidati con sponsor di peso, la mia candidatura viene dal basso, dagli elettori che liberamente mi sosterranno. E mi daranno libertà di poter essere autonomo nelle scelte in Consiglio regionale, a difesa dei diritti dei pugliesi».
















