Da un lato c’è il tentativo di tenere sotto controllo le speculazioni che colpiscono aree di enorme pregio naturalistico, da trasformare - un giorno - in abitazioni o insediamenti turistici. Dall’altro c’è il ritardo, cronico, nelle attività di lotta agli incendi boschivi. I due aspetti sono collegati, perché il secondo finisce per avvantaggiare il primo: e la Puglia, che quest’anno ha già superato del 20% il numero di roghi registrato nello stesso periodo del 2024, è in ritardo su tutto.
I numeri della Protezione civile dicono che dal 15 giugno sono stati registrati 979 incendi roghi contro i 780 del 2024: la provincia più colpita è Lecce (317 incendi), seguita da Foggia (152), Taranto (127), Bari (80), Bat (56) e Brindisi (35). E per combattere l’assalto delle fiamme, che molto spesso hanno origine dolosa, la Puglia anche quest’anno può contare soltanto sui mezzi aerei dei Vigili del Fuoco, perché la procedura di gara della Regione per dotarsi di una propria flotta sta impiegando tempi lunghi e difficilmente si concluderà prima del clou della stagione estiva.
A febbraio la Regione ha stanziato 10 milioni di euro per «comprare» ore di volo di mezzi antincendio, che vengono forniti da società specializzate, e soprattutto fare in modo che gli aerei vengano basati in Puglia. Oggi infatti la flotta dei Vigili del Fuoco (che hanno messo a terra i gioielli della flotta, gli Erickson S-64F, per un problema legato alle licenze di volo dei piloti) è basata tutta sul Tirreno: i Canadair più vicini si trovano a Lamezia Terme. Altri mezzi (privati) sono a L’Aquila. L’intervento richiede ore, sempre che gli aerei non siano nel frattempo impegnati altrove.
Da qui la necessità di noleggiare elicotteri antincendio a servizio della Protezione civile regionale: fino al 2023 esisteva una convenzione per l’utilizzo di due Fireboss basati a Grottaglie, da cui la ditta fornitrice si è ritirata. È stato dunque necessario ripartire da zero per cercare un fornitore in grado di mettere a disposizione elicotteri con autonomia di volo minima pari a tre ore e mezza.
I due bandi di gara lanciati in primavera dalla Regione sono andati deserti. Il terzo, che si è chiuso il 1° luglio, ha invece ricevuto offerte, ma adesso è in corso la fase di valutazione, cui dovrà seguire la firma del verbale di consegna: l’aggiudicatario dovrà impegnarsi a partire entro 10 giorni, ma al momento non si possono ancora fare previsioni.
«Non si tratta di un’emergenza passeggera, ma nemmeno di una sorpresa - ha detto ieri il presidente del comitato regionale di Protezione civile, il consigliere Maurizio Bruno (Pd) -. Da settimane la nostra terra è messa alla prova da caldo estremo, vento di libeccio e vegetazione secca: una combinazione che rende ogni zona, anche la più insospettabile, un potenziale focolaio. Sappiamo bene che i cambiamenti climatici stanno aggravando il rischio incendi, così come sappiamo, purtroppo, che in alcuni casi c’è anche la mano dell’uomo». Bruno garantisce che la macchina dei soccorsi «è attiva sempre. Sotto il coordinamento della sala operativa unificata permanente della Regione, ogni giorno vengono gestiti decine di interventi, supportati da squadre a terra e mezzi aerei come i Canadair».
Il problema pugliese è stato portato anche all’attenzione della Protezione civile nazionale: è l’unica Regione italiana (insieme a Umbria e Molise) a non avere propri mezzi aerei. Il capo dipartimento Fabio Ciciliano ha rilevato il rischio esistente non solo per il Gargano ma anche per le Isole Tremiti, per via della presenza di boschi. Ma, anche qui, i mezzi e le dotazioni di personale sono limitate e la lotta ai roghi si basa soprattutto sull’attività dei gruppi di volontari che presidiano i territori.
L’emergenza incendi è un problema che si ripete in ogni estate. Sono decine le inchieste che hanno esplorato le varie motivazioni che si nascondono dietro i roghi. A volte si tratta della speculazione edilizia, resa difficile (ma non impedita del tutto) dalla legge del 2000 che ha vietato di costruire per 10 anni nelle aree bruciate. Altre volte ci sono dietro i gesti sconsiderati di chi non percepisce il pericolo collegato con l’accensione di un fuoco. Ma non sono mancati anche i casi in cui i roghi sono stati appiccati da chi avrebbe il compito di tenerli sotto controllo.